In un altro blog e in un articolo di InMeteo Magazine ho descritto una perturbazione che statisticamente è solita interessare la nostra penisola nel periodo intorno al 20 luglio, questo a causa dello spostamento periodico della linea di convergenza intertropicale (ITCZ). Anche se è passato un mese e mezzo parliamone un po’.
La periodicità con cui si presentano certe perturbazioni è oggetto di studio; la situazione del “20 luglio” non è l’unica durante l’anno, ma di questo ne parleremo approfonditamente in un altro articolo.
Anche quest’anno la “previsione” del 20 luglio può dirsi “realizzata”, nonostante il fatto che si possa parlare di un’estate leggermente diversa dalle precedenti e che andrebbe analizzata a parte. In questa prima parte analizzeremo la situazione sinottica al nord Italia, maggiormente interessata da questa perturbazione; nel prossimo articolo analizzeremo in modo più approfondito lo stato termodinamico
Situazione sinottica generale.
L’analisi in realtà partirebbe da un’altra perturbazione quasi-tipica, ovvero quella intorno al 10 luglio. Quasi perchè la distanza temporale con la successiva potrebbe far pensare a un’oscillazione baroclinica; tuttavia in estate la baroclinicità è ridotta quindi non mi sentirei di catalogare anche questa come fatto invece per il 20 luglio (questa è ben documentata in studi pubblicati già negli anni ’80).
Dunque vediamo brevemente cosa accadeva qualche giorno prima.

La circolazione atmosferica alle medie latitudini è influenzata principalmente da due personaggi: l’anticiclone delle Azzorre e una perturbazione atlantica focalizzata sull’Europa centro-occidentale; è presente anche una risalita anticiclonica sub-tropicale sull’Italia meridionale. Questa disposizione è quella ottimale per l’arrivo della perturbazione del 20 luglio (che abbrevierò d’ora in poi in P20, senza alcuna allusione politica), in quanto la perturbazione già presente funge da “catalizzatore” per l’afflusso di altra aria fresca dal nord.
Arriviamo quindi al 19 luglio per confermare quanto appena teorizzato.

L’ultima analisi della situazione al suolo e in quota ci mostra un anticiclone delle Azzorre estremamente saldo (i valori di pressione e di geopotenziale sono praticamente gli stessi da almeno 10 giorni) e una discesa in senso latitudinale di aria fredda proprio sull’Europa centro-occidentale, con conseguenziale instabilità e aumento della divergenza in quota sul Mediterraneo. Notiamo che l’anticiclone sub-tropicale, invece, è arretrato sul nord Africa. La pressione al suolo sull’Italia è praticamente livellata e quindi la circolazione è dettata da quanto avviene in quota e dalle condizioni meteorologiche locali: il flusso è letteralmente proveniente da sud-ovest, il che si traduce con apporto di aria umida.
I dettagli sono sempre importanti nelle analisi meteorologiche, qualora si volessero estrarre informazioni utili per previsioni “magiche”: notate la falla barica in quota che si allunga dallo stretto di Gibilterra fino a gran parte del Marocco. Questa anomalia spaziale barica sarà un’altro catalizzatore per i giorni successivi.
Senza aprire altre (interessanti) parentesi, rimaniamo al 19 luglio e notiamo sempre dalla stessa mappa che è possibile localizzare in alta quota delle correnti a getto che interessano tutta la zona perturbata (qui ho spiegato come localizzarle senza utilizzare altre mappe se non quella del geopotenziale a 500 hPa) e con un po’ di pazienza troveremmo che il sistema nuvoloso che si creerà deve interessare soprattutto il Nord Italia.

L’analisi termica a 850 hPa ci regala altri dettagli preziosi, a ogni modo una sorta di conferma di quanto detto prima: è letteralmente evidente la differenza di temperatura tra l’Europa centrale e il Mediterraneo, tanto che a Torino si sono registrate minime di 16.5°C e a Milano di 17.9°C (fonte Aeronautica Italiana); al sud persiste l’aria calda con minime di 21°C a Bari e 23.5°C a Palermo, benché la tendenza generale sia per la diminuzione delle temperature (viste le avvezioni fredde).
La distribuzione delle temperature equivalenti potenziali a 850 hPa è abbastanza chiara: si nota subito la discesa di aria fredda e il contrasto al nord Italia con le temperature più alte (in questo caso quindi più “umide”, essendo questa grandezza dipendente dal contenuto di vapore acqueo). Questa situazione porta naturalmente a un contributo energetico per quanto riguarda l’attività temporalesca, il quale però è senz’altro migliore massa d’aria che traslerà dalla zona a ovest di Sardegna e Corsica fino sul Mar Tirreno settentrionale.
La mappa del delta theta-e con un adeguato zoom sull’Italia ci restituisce maggiori dettagli. Innanzitutto confermiamo quanto appena detto per la zona a ovest della Sardegna, la quale di conseguenza si appresta bene ad assumere un carattere molto temporalesco; in secondo luogo sul nord-ovest è presente una vasta zona di instabilità in entrata dalla Francia, la quale poi si estende fino al nord-est col passare del tempo. Potremmo parlare anche del sud Italia, ma qui dovremmo mischiare anche le condizioni locali (anzi forse utilizzeremmo solo quelle) e usciremmo dall’intento di analizzare il passaggio della perturbazione: difatti, ricordando quanto è stato visto a 850 hPa qui i delta sono molto più alti e non sono confrontabili in senso longitudinale.
Un’occhiata al satellite per il 19 luglio.
Questa è la situazione alle 12Z (per noi le 14) analizzando il canale dell’infrarosso. Risulta estremamente evidente il ciclone sul centro Europa che interessa in particolare il nord Italia; non solo: è presente anche una leggera linea frontale che lo precede e che è già sull’Adriatico, senza però portare precipitazioni. La gradazione è sul bianco intenso, indice di nubi molto spesse e fredde; inoltre si può associare a una specie di katafronte freddo in quanto la zona più intensa precede tutto il resto. Tutto ciò si può visualizzare meglio nella prossima immagine (canale del visibile).
La tesi del katafronte è avvalorata dal flusso di aria fredda e secca trasversale al fronte stesso (prossima immagine, “airmass RGB”):
Notiamo che al centro e al sud prevalgono le condizioni di bel tempo.
Nel prossimo articolo analizzeremo la massa d’aria, le nubi e l’andamento delle scariche elettriche.