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La salute dell’Artico

25 Settembre 2011, ore 11:00

Come stanno i ghiacci artici? Non bene.

Anche quest’anno si è rischiato di ritoccare un record negativo raggiunto solo qualche anno fa (2007). O meglio, per alcuni enti si è toccato un nuovo minimo, per altri no.

I dati forniti dai vari enti hanno alcune differenze dovute essenzialmente al fatto che alcuni riportano l’area, altri l’estensione, usano diversi algoritmi, smoothing dati, differenti strumenti (ssmi vs. amsr-e), soglie minime e diversa risoluzione di griglia.

La risoluzione potrebbe essere importante quest’anno perché il ghiaccio è molto fratturato e le griglie a più alta risoluzione hanno fornito dati più bassi rispetto al 2007 quando invece a fine stagione il ghiaccio era molto compatto.
Poco conta riguardo l’attendibilità della stima, semplicemente usano criteri differenti e quindi ci sono alcune differenze. Il minimo assoluto, in estensione, è stato raggiunto secondo l’Università di Brema l’8 settembre con 4,24 milioni km2, Piomas (per il volume), non è stato superato secondo NSIDC, DMI, Jaxa e Arctic Roos. L’NSIDC imputa la discrepanza alla differente risoluzione. L’Università di Brema usa il canale a più alta frequenza degli amsr-e che fornisce dati a più alta risoluzione anche se con lo svantaggio di una maggiore contaminazione del segnale in presenza di alte concentrazioni di acqua liquida e vapore acqueo, questo problema però se non è ben corretto tende a sovrastimare l’estensione.

Estensione dei ghiacci artici dal 2002. Fonte IARC-JAXA

Come mostra il grafico (della IARC-JAXA) la situazione attuale è velocemente migliorata: dopo aver quasi toccato, a inizio settembre, il minimo del 2007 c’è stato un netto recupero dell’estensione che in pratica eguaglia quella del 2008. Probabilmente la causa è da individuare in un vortice polare ben strutturato per il periodo, difatti l’indice AO è tornano su valori pressoché neutri.

Anomalia temperature superficiali del mare. Fonte DIM

Possiamo notare le anomalie termiche delle superficie marina: impressionante l’acqua calda che si ritrova in zone dove effettivamente vi è la maggior carenza dei ghiacci (settori dell’Asia e nord America).

Anomalia concentrazione ghiaccio. Fonte NSIDC

Il grafico dell’anomalia della concentrazione dei ghiacci [agosto 2011] ci mostra uno stato penoso: quasi tutto il Polo nord ha anomalie negative e molto zone hanno una concentrazione minore della metà del normale, solo il settore a est della Groenlandia è in positivo. Un altro grafico mostra la gravità del trend: addirittura oltre la deviazione standard*2 e momentaneamente, come abbiamo visto anche per altri enti, peggio del 2007.

Confronto dell'estensione con la media e il 2007. Fonte NSIDC

Riguardo le cause di quanto sta accadendo, specie nell’ultimo decennio e tralasciando eventuali variabili antropiche, è da individuare un interessante spunto apparso sul forum Meteotriveneto che attribuisce a una determinata configurazione atmosferica un possibile aumento della fusione dei ghiacci.
Si è notato che sia negli anni 70 che nei 90 c’è stata una correlazione evidente tra perdita dei ghiacci e andamento dell’Arctic Oscillation nello stretto di Fram ma dal 2002 la correlazione è praticamente scomparsa a discapito di un pattern atmosferico (DA) in grado di aumentare i flussi di calore questa volta dal Pacifico verso l’Artico, cioè dallo stretto di Bering al mar di Chukchi.
La questione è molto complessa ma tale pattern è in grado di instaurare una forte anomalia dei venti. In pratica quando il Dipolo Artico permane nella sua fase positiva, cioè anomalie SLP (pressione sul livello del mare) negative appaiono tra il Mar di Kara e il Mare di Laptev, con concomitanti SLP positivi dall’arcipelago canadese a sudest della Groenlandia, si registrano interessanti cambiamenti riguardanti tutta la circolazione dell’artico. Le alterazioni, che si sono manifestate con frequenza dal 2002, vedono quindi un aumento del flusso di calore “in entrata” dalla porta del Pacifico. Si registrano altri interessanti cambiamenti in generale durante l’anno, per esempio un significativo indebolimento del Gyre Beaufort, un aumento del ghiaccio marino “fuori” dal bacino artico attraverso lo stretto di Fram e la parte settentrionale del Mar di Barents.
Durante la fase negativa del Dipolo Artico, anomalie SLP mostrano uno scenario contrario, con conseguente rafforzamento del Gyre Beaufort e una tendenza ad accumulare ghiaccio nel bacino artico.

Il pattern DA+ nel 2007 con anomalia venti e slp.Fonte Meteotriveneto.

Confronto 1979-2011: vaste aree senza ghiacci, per il DA+? Fonte Meteotriveneto.