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Tutte le mappe del maltempo a Roma del 20 Ottobre 2011

23 Ottobre 2011, ore 14:26

L’evento di Giovedì scorso che ha caratterizzato la Capitale (e non solo) è abbastanza speciale, sia per il livello di accumuli misurati sia per la dinamica che vi è dietro. Vi mostriamo alcune mappe molto caratteristiche in una galleria di immagini.

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Come ho scritto insieme al mio collega Sassolini, la dinamica a scala sinottica è legata soprattutto a un colpo di coda delle correnti in pieno Tirreno verso le Bocche di Bonifacio: il flusso, infatti, ha seguito il repentino cambio del minimo barico, che nei giorni precedenti ha cambiato forma molte volte, e ha seguito una linea di instabilità precisa che ha permesso di intensificare l’aumento di energia a disposizione per la genesi temporalesca.

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Nelle mappe del CAPE e del Thompson Index questa linea di convergenza legata all’instabilità è molto chiara; tuttavia, a causa appunto dell’instabilità nella localizzazione del minimo i modelli nei giorni precedenti permettevano la previsione di fenomeni violenti esclusivamente in altre zone (come il Viterbese o la Campania settentrionale). Questa non è una banale “scusa” in stile “non l’avete previsto e quindi non sapete che pesci prendere“, bensì scaturisce tutto da un’attenta analisi del cambiamento di prospettiva modellistica. Inoltre, questo è stato un evento di quelli che accade una volta ogni settant’anni e i temporali erano stati comunque previsti.

Inoltre, nella mappa a 850 hPa con relative umidità e velocità verticali (commentata adeguatamente sul link) troverete un’adeguata spiegazione del continuo afflusso di umidità e di energia sulla Capitale. Il Lifted Index era particolarmente basso e non ci stupiamo quindi della potenza delle precipitazioni. Il Thompson, invece, era a livelli medio alti (intorno ai 30-32°C) e quindi non esagerati; tutto ciò fa pensare al fatto che almeno questo indice debba essere in qualche modo da correlare con qualche altra variabile per raffinarlo, come le SST del Tirreno, in modo tale da tener conto non solo delle condizioni termodinamiche lungo la verticale ma anche della quantità di energia e vapore disponibile sulla superficie.

Tanto per concludere, ecco un link della notizia sul nubifragio, che ha fatto il giro del mondo.