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Considerazioni sulle previsioni a lungo termine e gli indici

20 Gennaio 2012, ore 6:00

Gli indici teleconnettivi, che utilizziamo in gran parte delle previsioni a lungo termine, offrono una tecnica per stilare delle buone tendenze meteorologiche fino a 12-15 giorni, a volte anche 20 e in casi rari a 25-30 giorni (ma qui entrano in gioco anche considerazioni che nascono mediante l’utilizzo di altri parametri previsionali).

Bisogna sottolineare “tendenze” per non incombere subito in un fanatico allarmismo in stile “se non possiamo fare previsioni precise oltre le 24-48 ore come si può pensare di arrivare addirittura a un mese???”. Lasciamo queste sterili discussioni agli inquisitori della meteorologia. Se si sottolinea questa parola è per tenere conto del fatto che si effettua il passaggio da previsione  (quindi determinismo) a probabilità di previsione attraverso un cambiamento di scala e risoluzione, sia spaziale sia temporale.

La considerazione fatta è la seguente (valida e assunta nei modelli climatici): se  con un certo grado di determinismo e precisione posso calcolare lo stato termodinamico medio di un volume di 2 km * 2 km * 100 m nelle prossime ore partendo da determinate condizioni iniziali, perché non posso fare una “descrizione termodinamica orientativa” di un box di 10.000 km * 10.000 km * 5 km con una risoluzione temporale più ampia conoscendone la sua storia immediata e “climatica”?

Certamente si potranno citare i limiti di predicibilità di Lyapunov per rispondermi ma allo stesso tempo si potrebbe controbattere con la teoria degli attrattori o ancora dei cicli limite. Il dibattito (scientifico, non quello che vedete nell’icona a sinistra) potrebbe andare avanti per ore. Tuttavia sono molte le correnti di pensiero moderne che baserebbero volentieri gran parte dei metodi previsionali su ragionamenti e sistemi probabilistici, sulla scia del grande Lorentz.

Detto ciò, è proprio grazie agli indici teleconnettivi (e non solo) che è possibile fare ragionamenti fisici sulle successive settimane, tenendo conto che si perde parecchio in risoluzione e quindi non è possibile per esempio poter dire “pioverà a Napoli il 2 febbraio 2012” però qualcosa come “le regioni tirreniche potrebbero essere le dirette interessate” è già abbastanza (anzi pure troppo).

Se per assurdo (mica tanto), allora, considerassi gli indici connettivi come variabili fondamentali meteorologiche di input e la disposizione spaziale dei pattern meteorologici (anticiclone, depressioni , saccature e gocce fredde) come variabili di output allora potrei chiamare questo rapporto di causa – effetto o le loro correlazioni come “previsioni delle configurazioni bariche“, o per fare prima “tendenze meteo“. Tuttavia, tra queste due definizioni c’è una sottile linea di confine nella terminologia che farebbe sprofondare la prima nello pseudo determinismo e la seconda nel probabilistico (concretamente invece parliamo della stessa cosa).

Quali sono i rischi di queste tecniche di previsione nonché cosa bisognerebbe considerare per trattarli nel giusto modo? Lo vedremo nel prossimo articolo.

A cura di Giancarlo Modugno