Nella prima parte dell’articolo abbiamo analizzato aprile ma anche in agosto si registra un segnale, seppur meno intenso e duraturo: i temporali di metà mese.
I temporali di metà agosto – La distribuzione delle temperature delle città esaminate mostra una generale flessione del parametro in corrispondenza della metà del mese di agosto, della durata di circa una settimana. Tale flessione, molto più evidente alle latitudini maggiori, trova riscontro anche dall’analisi della distribuzione delle precipitazioni cumulate. Infatti, per le città di Piacenza, Verona e Ciampino sono ben visibili dei massimi in corrispondenza del periodo di interesse.
Anche i temporali di agosto, che si manifestano con regolarità negli anni, sono dunque interpretabili come il tentativo dell’atmosfera di smaltire il calore e l’energia accumulati in eccesso nei mesi precedenti, contribuendo al riequilibrio energetico del pianeta.
L’estate di San Martino prima dell’inverno – In novembre spesso si sente parlare dell’estate di San Martino. Difatti tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre si riscontra in genere un maggior soleggiamento e temperature in aumento.
La necessità di un riequilibrio energetico del pianeta favorisce, ad inizio novembre, la formazione di configurazioni sinottiche a curvatura anticiclonica, determinando un aumento delle temperature e una diminuzione delle piogge sull’Italia. Infatti, a causa della minore altezza del sole sull’orizzonte, diminuisce l’energia a disposizione nell’emisfero nord e si vengono a produrre nuovamente onde sinottiche di grande ampiezza che portano sul Mediterraneo masse d’aria con caratteristiche termiche abbastanza diverse fra loro.
Similmente a quanto è avvenuto per la perturbazione di metà agosto, anche questa oscillazione delle temperature risulta un fenomeno che si esaurisce in pochi giorni, per cui l’estate di San Martino non risulta apprezzabile dal punto di vista sinottico.
È interessante notare invece in corrispondenza al periodo di oscillazione una diminuzione delle precipitazioni.
Oscillazioni abbastanza regolari nonostante la variabilità climatica – La necessità di redistribuzione dell’energia termica in un certo intervallo di latitudine ha un risultato diverso in primavera e in autunno. In primavera, dopo un iniziale riscaldamento prodotto dalla crescente radiazione solare, si determina un nuovo raffreddamento associato ad irruzioni fredde e ad un primo massimo di precipitazioni primaverili; in autunno, dopo un iniziale raffreddamento, dovuto alla graduale riduzione della radiazione solare, si manifestano temperature relativamente elevate ed una consistente riduzione delle precipitazioni autunnali.
Si noti inoltre la simmetria con cui si manifesta il fenomeno rispetto al centro temporale che si può situare nel mese di agosto.
Questo studio vuole mettere in evidenza come tali oscillazioni si siano presentate, più o meno intensamente, nelle stagioni di transizione durante tutto il periodo preso in considerazione, cioè più di 50 anni, ed in stazioni meteorologiche distribuite sull’intero territorio nazionale. Esse possono essere pertanto considerate delle fenomenologie meteorologiche permanenti all’interno della normale variabilità climatica annuale, dunque altamente probabili.
A cura di Sante Barbano