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Il ruolo dell’acqua nei temporali della Pianura Padana

28 Aprile 2012, ore 12:40

L’estate è il periodo in cui si ha la massima frequenza di temporali sulla Pianura Padana, si tratta di situazioni che presentano ancora notevoli spunti di ricerca e certamente sono un fenomeno naturale che andrebbe seguito con modalità ancora più precise, come si fa negli U.S.A.. I fenomeni associati a tali temporali sono infatti almeno in parte sovrapponibili, sia nella genesi che nelle conseguenze, a quelli che seguiamo e vediamo nella terra per definizione dei cacciatori di tornado, con conseguenze importanti e grandi pericoli anche nelle nostre città, considerando la densità abitativa e il fatto che l’area risulta la prima in Europa per la violenza dei tornado che vi occorrono.
Brevemente, il fenomeno dei temporali è riconducibile a un meccanismo di sviluppo verticale di nubi, dette cumuli, che trovano nel calore e nell’umidità i “nutrienti”. Ci sono diversi aspetti interessanti dei temporali padani, ma voglio qui soffermarmi sul ruolo delle distese d’acqua quali i laghi prealpini e le risaie, che in estate sono di fatto anch’esse distese acquose che raggiungono in alcune aree quali vercellese e pavese, notevoli estensioni territoriali.
Bene, in situazioni classiche di energia latente molto elevata, ma bassa instabilità atmosferica, il contributo aggiuntivo di tali estensioni acquose risulta ben evidente analizzando il movimento e l’andamento delle celle temporalesche, che spesso nascono in prossimità di una o più distese di acqua o, ancor meglio, quando un temporale giunge dalle vicine Alpi e trova le condizioni sufficienti per la genesi di un meccanismo multicellulare, cioè, grazie ai venti freddi di uscita dal temporale (outflow) che scorrono sulla superficie calda (parliamo di valori di 30° C, 35° C o oltre). In tal caso si può sviluppare un temporale anche più violento dove altrimenti verosimilmente non si avrebbe avuta nemmeno una cumulogenesi, ma una precipitazione in esaurimento nella direzione delle correnti portanti.
Ciò che non è stato fatto è quantificare questo elemento e tracciarlo a dovere, ma consideriamo che per ogni grado di temperatura dell’aria l’energia potenziale di un temporale aumenta del 7%, mentre l’umidità elevatissima, con dew point sopra i 20°C rappresenta una vera e propria bomba di energia potenziale ( e un valore di 36 Kcal/mole nel momento della condensazione che si vengono a liberare).


Un cenno particolare è possibile per il lago di Garda, che ho avuto modo di studiare durante il tirocinio presso il C.E.S.I., grazie alla collaborazione anche di Meteo.Svizzera, sede di Locarno-Monti. In questo caso si è potuto senza dubbio evidenziare l’importanza di questo lago, probabilmente anche in associazione alla sua posizione peculiare, tra l’alta pianura e le montagne del Trentino, dalle quali scende durante il giorno una brezza dovuta al dislivello barico in seguito alla differenza pressoria (bassa pressione relativa al piano).

Articolo a cura di Marcello Poggi