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I nomi dei cicloni e degli anticicloni: la bufera mediatica

20 Giugno 2012, ore 21:10
Se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole

Continua la bufera tra le varie aziende meteo (e non) sulla questione relativa al nome dei cicloni e degli anticicloni a seguito di un articolo pubblicato su Andkronos.

Questa storia va avanti da qualche mese e negli ultimi giorni ha avuto grosse ripercussioni, tra attacchi diretti e “querele“. In sostanza possiamo riassumere la situazione in questo modo: qualche mese fa è iniziata la “moda” da parte di una azienda meteo di battezzare indistintamente masse d’aria in arrivo e perturbazioni con nomi propri e fin qui nulla di strano agli occhi della gente comune, anzi sembrerebbe anche una buona cosa (in puro stile americano) poter identificare i cicloni – spesso distruttivi (vedi Genova e Roma) – visto che ultimamente se ne vedono parecchi. Se la cosa, però, non avesse avuto largo spazio nel pubblico mediatico non avrebbe scatenato tutto questo finimondo: bisogna sapere che i nomi ai cicloni e agli anticicloni vengono già “stabiliti” dall’Istituto Meteorologico di Berlino da molti anni, a seguito di “un’autorizzazione” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (OMM in italiano, WMO in inglese), ente designato dall’ONU.

Tutti possono dare un nome a una stella. Perché no a una perturbazione?

Non c’è nulla di romantico nel vedere un ciclone che spazza via case e allaga strade, provocando anche morti e feriti. A ogni modo la questione è nettamente diversa, come viene spiegato anche in un’intervista del tgcom a Luigi Latini di qualche mese fa: vi sono motivazioni “scientifiche” (che più in là rimarcheremo sotto un aspetto leggermente più approfondito dal punto di vista filosofico) che spingono a evitare di dare nomi a casaccio senza aver prima appurato che vi siano le condizioni per poter “battezzare” una struttura barica. Inoltre tutto viene stabilito con un “ordine” (nell’intervista è spiegato tutto per bene).

Ribadiamo “scientifiche” perché effettivamente queste configurazioni ricevono un nome solo nel momento in cui effettivamente hanno una indole che permette loro di essere ricordate (intensità delle precipitazioni, livello termico, ciclogenesi attiva e fronti, ecc ecc) e queste caratteristiche devono essere valutate con rigore scientifico da veri esperti (il metodo scientifico non è un optional che può essere accantonato perché il “popolo” vuole divertirsi).

Si parla di diritto consuetudinario. O di altro?

L’apice della bufera è leggibile al seguente link. Non vi riassumo nulla perché è già tutto scritto e chi vuole può documentarsi. Verrebbe da fare “meta giornalismo” (passatemi il termine, analogamente alla “meta fisica”): ma vogliamo fare un po’ di giornalismo sul giornalismo? Ne verrebbero fuori di cotte e di crude ma pare che qui scappi la querela facile a chi cerca di farlo. A meno che, pensandoci malignamente, effettivamente convenga farlo per un buon tornaconto e sia tutto un teatrino.

Se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole

Se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole

“Si dice il peccato ma non il peccatore” ma se vogliamo evitare di fare gli ipocriti tutti per un secondo fermiamoci a pensare al fatto che entrambe le “fazioni” (pro e contro questa situazione che si sono esposti pubblicamente) in fin dei conti ne traggono giovamento a livello mediatico, sia chi lancia la sfida sia chi la raccoglie e si espone in seconda battuta dicendo che il primo non ha ragione; è vero o no che su google avrete trovato sia siti che utilizzavano i fantasiosi nomi (quanto stravaganti e fuorvianti) sia siti che contraddicendo i primi che li utilizzavano? Qualcuno (magari i diretti interessati) penseranno “in un mondo in cui tutti sono colpevoli nessuno è colpevole” (parafrasando un noto film), ma ci stiamo definitivamente allontanando dal mondo meteorologico per finire nelle solite, banali, frustranti e commerciali diatribe sociali.

Ma è davvero una buona idea?

Di per sé non è nemmeno una così brutta idea, sembrerebbe anche una cosa simpatica poter dare il nome a una perturbazione. Al di là del “giochino”, forse divertente solo per il mondo dei meteo appassionati. Ma c’è qualcosa di più profondo da tirare in ballo, più profondo addirittura del metodo scientifico?

In realtà sì: nelle scienze, come anche in altre discipline, dare una nomenclatura e creare convenzioni è utile per dare un punto di partenza su cui poter ragionare, studiare e migliorare le conoscenze di tutti, quindi in fin dei conti ci permette di evolvere. Se iniziassimo a creare ognuno il proprio “mondo” forniremmo l’incipit per una nuova Babele meteorologica (ricordo che comunque questa “bufera” è lontana anni luce dal mondo accademico, il quale non si cura di una cosa del genere come non ci si cura più di tanto della presenza di una mosca in camera) e gli studiosi ne sono consci: perché dovremmo perdere tempo a cercare di “convertire” le proprie conoscenze in qualcosa di comprensibile agli altri? Non è un caso se esiste una lingua ufficiale per le pubblicazioni scientifiche o un sistema internazionale per le unità di misura: immaginate che caos se domani ogni Stato domani iniziasse a fare di testa propria e che perdita di tempo per cercare di capirsi!

La meteo di tutti o … tutti per la meteo?

Il problema è duplice. Lasciando perdere il primo (di natura commerciale), pensiamo al secondo: tutti sono a contatto con i fenomeni meteorologici e per questo tutti vogliono dire la propria sul tempo, come accade tranquillamente ogni giorno su bus, in ufficio o per strada (chissà perché però nessuno “spara” scemenze sul mondo della fisica particellare…). Per gli appassionati la voglia di entrare in prima persona in questo mondo è doppia, diventa quasi un’amante (non me ne vogliano le Signore Donne, ma la meteorologia è amata per il 95% da uomini… anche se a volte non tutti sono degni di essere chiamati tali!) e come succede spesso nella vita di coppia si creano teneri nomignoli per rendere più “personale” e “intima” la relazione. Concludo il mio “pensiero” sulla falsa riga dell’ultima metafora: si badi bene che la meteorologia per quanto tanto amata non può essere trasformata in una … donna di facili costumi disponibile a tutti.

Giancarlo Modugno