Energia il futuro: rinnovabili o carbone? Uno studio dell’ Agenzia Internazionale dell’Energia indica il successo del secondo dal 2017
Il futuro: rinnovabili o carbone?
Energia, rinnovabili o carbone? Lo IEA da ragione al secondo. In questo periodo di cambiamenti geopolitici che vedono il ruolo dell’Occidente ridimensionato a favore delle nuove potenze emergenti e una continua crescita dei consumi energetici a livello mondiale, ci si chiede quale sarà il ruolo della Green Economy e delle tradizionali fonti fossili. Chi prevarrà, quale sarà il futuro dell’energia, problema da cui dipende il futuro dell’umanità? Nonostante gli sforzi tecnologici e le campagne di sensibilizzazione ambientale, secondo uno studio dello IEA (international Energy Agency) a prevalere saranno ancora i combustibili fossili. In particolare sarà il carbone a farla da padrone nell’approvvigionamento energetico. A fronte di una lenta decadenza del petrolio di facile estrazione e conveniente, di carbone ce n’è tanto e ciò favorirà un aumento del suo consumo specie in quei Paesi come Cina ed India che sono dei colossi in rapida espansione con una domanda energetica interna in continua crescita. Fotovoltaico ed eolico ( ma anche le altre fonti rinnovabili), pur se visti in crescita, secondo lo IEA seguiteranno ad avere un ruolo di secondo piano, tanto che già dal 2017 il carbone sarà la prima fonte energetica mondiale.
Unico “concorrente” credibile sarà il gas naturale, appartenente sempre agli idrocarburi, ma meno inquinante e di più facile distribuzione. Gli USA, per esempio, stanno orientando la loro politica energetica nazionale verso l’estrazione e l’utilizzo di tale fonte energetica, in alternativa al carbone. Per il momento quindi un futuro “verde” o almeno “più verde” resta ancora lontano. La convenienza economica e la tendenza dei governi a pensare all’immediato futuro e non a quello che potrebbe accadere già tra 20-30 anni, sta facendo pendere ancora una volta il pendolo dalla parte dei delle fonti tradizionali a scapito di quelle alternative. Inutile negare che una simile scelta favorirà l’aumento delle emissioni di CO2.