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Cemento ecologico con muschi e licheni: i pro e i contro

25 Dicembre 2012, ore 14:23

Il cemento ecologico grazie a organismi che assorbono Co2, un difetto forse l’aspetto estetico, ma potrebbe essere una grande invenzione

Cemento ecologico – Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia dell’interessante invenzione in materia di “anti-inquinamento”, progettata da un team di studiosi della Universitat Politecnica de Catalunya (Barcellona). Il gruppo di ricercatori ha progettato una tipologia di cemento che è in grado di assorbire almeno in parte l’Anidride carbonica (Co2), un composto che sappiamo bene quanto possa essere dannoso per il Pianeta Terra e gli ecosistemi, soprattutto se emesso in grandi quantità e sopra il limite di “sopportazione”. Il cemento in questione favorirebbe lo sviluppo di organismi viventi (come muschio, licheni) che assorbono per l’appunto le emissioni di Co2. Gli studiosi dello Structural Technology Group dell’Upc, si sono concentrati su due materiali base di cemento: il primo, un più comune Portland carbonato, con il quale hanno ottenuto proprietà chimiche (ph) attorno all’8; il secondo, un cemento con un fosfato di magnesio (Magnesium-Phosphate Cement, Mpc), un conglomerato idraulico già abbastanza acido, e che quindi non necessitava di ulteriori trattamenti.

Cemento ecologico

Cemento ecologico: il cemento fatto di muschi licheni e altri organismi che assorbono Co2 e riducono inquinamento

Per quanto concerne difetti e contro di questa invenzione, si parla soltanto dell’aspetto estetico, su cui già qualcuno si è espresso negativamente, ma è aspetto sicuramente di poco conto in confronto alla rilevanza ambientale che avrebbe la stessa. Tuttavia, per ovviare a questa carenza, gli studiosi stanno sperimentando alcuni sistemi che permetteranno di ottenere delle colorazioni differenti o tonalità in grado di mutare nel corso delle stagioni. Allo stato attuale sono stati portati avanti due differenti tipologie di prodotto: il primo è un fosfato di magnesio, caratterizzato da un ph acido, che non richiede particolari manutenzioni e ha una forte capacità di rigenerazione a impatto zero; il secondo è un portland carbonato, dal ph pari a otto, idoneo a essere utilizzato in aree con climi analoghi a quelli dell’Europa mediterranea. Entrambe le strutture hanno inoltre secondo gli stessi ideatori, una capacità di isolamento termico e sarebbero in grado di migliorare l’efficienza energetica.