Nuovi lea: cambiano regole su esami, prescrizioni. Incluse nei livelli essenziali di assistenza diverse malattie rare
Nuovi lea – In ambito sanitario è in atto una rivoluzione per contrastare la futura sottrazione di oltre 8 miliardi di euro al servizio sanitario stesso, prevista entro il 2014. Una nuova strategia si sta portando avanti, quindi, proprio per recuperare almeno in parte qui fondi e per limitare gli sprechi. Il Ministro della Salute attualmente in carica, Renato Balduzzi ha optato prima di tutto per un aggiornamento dei Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza. In altri termini la lista (estremamente lunga) di seimila voci in cui è scritto quali sono gli interventi, le visite, i ricoveri, le terapie e le analisi passati dal servizio sanitario. Si è cominciato lavorando sui livelli di assistenza, non modificati dal 2001, prevedendo una stretta in grado di ridurre soprattutto gli esami inutili.
Importanti cambiamenti interesseranno le indagini molto costose. Si opterà per una limata decisa alle prescrizioni. Per fare un esempio: niente più Tac e risonanza magnetica per un semplice dolorino al ginocchio. Ciò potrà consentire di risparmiare importanti risorse. Anche se c’è già chi vede questo come un passo indietro e un rischio di diagnosi sbagliate e sottovalutate. Tra i nuovi livelli di assistenza, poi, entra il parto indolore. Malattie rare: Oltre a 110 malattie rare entreranno ora nei livelli essenziali di assistenza anche cinque patologie croniche molto diffuse e fino ad oggi non riconosciute: le broncopneumopatie croniche ostruttive, le ostemieliti, le patologie renali croniche e altre varie patologie.
Le parole dell’on. Palagiano / In relazione ai cambiamenti dei Lea, si è espresso duramente il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta su errori e disavanzi in materia sanitaria Antonio Palagiano: “L’Italia attende la ridefinizione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria da anni, ma appare molto sospetto questo aggiornamento, del tutto virtuale, proposto dal ministro Balduzzi proprio a ridosso delle elezioni. Avanziamo, in particolare, forti perplessità, per quanto riguarda l’anestesia epidurale. Per attuare nei nostri ospedali il tanto desiderato parto indolore, richiesto dal 90 % delle gestanti ma offerto soltanto dal 16% delle strutture, sarebbe necessario un numero ben più considerevole di anestetisti rispetto a quellooggi offerto nei nostri nosocomi” “Le condizione attuali però – prosegue il Presidente Palagiano – sono ben diverse da quelle che lascia prospettare il ministro Balduzzi nell’inserire la partoanalgesia nei nuovi Lea. In un paese in cui esiste un deficit cronico di anestesisti e rianimatori è necessario, innanzitutto procedere all’assunzione di nuovi specialisti che possano far fronte alle richieste di pronto soccorso, alle esigenze degli interventi in sala operatoria e, infine, come auspicabile, anche nelle sale parto. Non si comprende quindi, al di là dei proclami, come fare per passare dalla teoria alla pratica”.