L’esperto: “prepariamoci a un terremoto forte al Nord-Est, il sistema si sta ricaricando”

by Francesco Ladisa
30 Maggio 2015 - 10:55

Dopo l’evento sismico avvenuto il 14 Maggio scorso nel trevigiano, si è tornati a parlare di terremoti in maniera non poco preoccupante. L’esperto sismologo del Centro Ricerche di Udine, Gianluigi Bragato, ha rilasciato delle dichiarazioni al sito nuovavenezia.gelocal.it ribadendo che l’area del Nord-Est è in gran parte zona ad alta pericolosità sismica.

L’esperto ha ricordato come, statisticamente, il Nord-Est sia una terra soggetta a episodi sismici di una certa rilevanza e frequenza: ogni mille anni si verifica una ventina di grossi terremoti. «Prepariamoci ad un sisma vero. Quello di ieri è solo un assaggio», ha dichiarato Bragato dopo la scossa magnitudo 3,7 che ha colpito il trevigiano la notte fra 14 e 15 Maggio.

«Bisogna aspettarsi un sisma dai 5 gradi in su, come è nella media dei sommovimenti più importanti di questo territorio, a partire dal sisma di Asolo». Nessun allarmismo da parte di Gianluigi Bragato, sismologo del Centro Ricerche sismiche di Udine, ma un sano realismo, per recapitare messaggi ai residenti: i nuovi edifici rispettino rigorosamente le normative antisismiche e quelli vecchi si adeguino. «È statisticamente provato che ad ogni millennio accadono una ventina di sommovimenti tellurici importanti», spiega. Non è detto che si verifichino alla scadenza esatta dei 50 anni, ma di molto non si discostano».

Bragato ha ricordato che l’ultimo evento importante si è verificato nel 1976, in Friuli. Quindi «fra una decina o una ventina d’anni potremmo essere di nuovo in emergenza», ha affermato senza troppi giri di parole. Per Bragato «il sistema si sta pian piano caricando». L’area colpita rientra nella seconda categoria di pericolo sismico e risulta quella più a rischio del Veneto, ad eccezione di una lingua nel Vittoriese (la Val Lapisina e parte della Vallata) che fanno parte dell’area rossa, quella di prima categoria, con l’altopiano del Cansiglio e l’Alpago, dove, infatti, si registrano gli eventi più frequenti e pesanti. «Questo perché», spiega Bragato, «siamo in presenza si sistemi di faglia che fra loro si connettono. Ci troviamo, infatti, sul punto di incontro (o se vogliamo, di scontro) tra la placca adriatica e quella euroasiatica che, lo sappiamo, sono in continuo movimento». E che risultano all’origine dell’apocalisse di 39 anni fa in Friuli, con circa mille morti.