Non ha deluso le aspettative la “visita” della sonda New Horizons a Plutone, il pianeta fino ad’ora inesplorato del nostro sistema solare.
Le immagini immortalate dopo il viaggio ravvicinato della sonda, che ha raggiunto una distanza di 12.500 chilometri, ci mostrano un Plutone un pò diverso da come lo si immaginava, con un’area equatoriale caratterizzata dalla presenza di montagne di ghiaccio, alte fino a 3.500 metri. Un indizio che sul pianeta nano vi è un’attività vulcanica.
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A differenza dei vulcani presenti sulla Terra che eruttano lava, quelli ipotizzati su Plutone eruttano ghiaccio, azoto, metano e monossido di carbonio (criovulcani) ringiovanendo la superficie del pianeta nano. «Quest’attività vulcanica – ha spiegato l’esperto – deve essere alimentata da una sorgente di calore interna, come elementi radioattivi presenti nel mantello che decadendo generano calore e una pressione che sfoga in un vulcano». La densità di Plutone, di due grammi per centimetro cubo (quella del ghiaccio è di un grammo per centimetro cubo), mostra che il pianetino è formato da un nucleo roccioso circondato da un mantello di ghiaccio d’acqua misto ad azoto, metano e di monossido di carbonio, e da una crosta ghiacciata.
Sulla superficie di Plutone non vi sono evidenti segni e crateri di impatto di asteroidi. Sulla sua Luna più importante, Caronte, invece, questi sono presenti. Le immagini mostrano una grande zona nera che potrebbe essere un cratere da impatto.
Oltre a Plutone, quindi, New Horizons ha inviato immagini anche di due dei suoi satelliti, Idra e Caronte. La piccola luna Idra, che misura 43 chilometri per 33, sembra composta prevalentemente da ghiaccio d’acqua. Caronte, il satellite più grande e vicino a Plutone, ha invece una superficie giovane, segnata da crateri e da un canyon profondo fino a 9 chilometri.
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