Un virus “emergente” sta prendendo piede fra i giovanissimi e i bambini. Si tratta del “bocavirus umano”.
In Italia, è stato appurato che tale virus emergente sia il responsabile del 10% delle infezioni respiratorie che colpiscono i bambini. Questo microbo è responsabile inoltre anche di infezioni gastrointestinali; nell’82,7% di questi casi la sua vittima è un bambino di meno di 3 anni d’età, e nel 45,8% dei casi insieme al bocavirus è presente anche altra tipologia di virus.
Il tema è stato trattato da uno studio condotto e illustrato mesi fa dall’équipe dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano, che ha svelato che nell’80% dei casi le infezioni respiratorie sono causate da virus, ad esempio il virus respiratorio sinciziale, i virus influenzali e parainfluenzali, gli adenovirus, i rhinovirus e, appunto, il bocavirus.
“Nei casi di infezioni respiratorie, soprattutto in età pediatrica la diagnostica di laboratorio assume un ruolo fondamentale – commenta Susanna Esposito presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (Waidid) – Al fine di poter avviare rapidamente una terapia mirata e per gestire adeguatamente il piccolo paziente, è necessario usare metodi diagnostici che permettano una identificazione multipla, rapida ed efficace dei possibili virus”.
L’esperta sottolinea inoltre l’importanza della prevenzione. “E’ fondamentale, per evitare eventuali rischi di complicanze che le sindromi influenzali possono causare durante la stagione invernale nei primi anni di vita – spiega l’esperta – Al riguardo, la vaccinazione contro l’influenza risulta utile per ridurre le manifestazioni cliniche gravi legate all’influenza in tutti i bambini che frequentano i primi anni della comunità scolastica, per contenere i costi della malattia e per evitare la sua trasmissione all’interno del nucleo familiare”. A tal proposito l’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è una copertura minima del 75%m che sale a un livello ottimale del 95% fra gli ultrasessantacinquenni e nelle categorie a rischio.