El Nino continua a far parlare di se: il fenomeno del riscaldamento delle acque del pacifico centro-orientale continua a prender forza e si candida ad essere uno dei più intensi da quando lo si studia.
A confermare l’entità di El Nino sono gli ultimi dati del Bureau of Meteorology australiano, secondo i quali la temperatura della superficie dell’oceano è di 2,4 gradi centigradi sopra la media, la più alta da quando il fenomeno è stato individuato sei mesi fa. E il fenomeno dovrebbe raggiungere il picco più alto nei prossimi mesi.
Mentre i paesi americani bagnati dalle acque del Pacifico centro-orientale si apprestano dunque a vivere eventi meteo estremi, si cerca di captare anche le ripercussioni indirette di El Nino, sull’Europa e sul nostro Mar Mediterraneo.
Marina Baldi, climatologo del Cnr, sottolinea che “sul Mediterraneo sarà difficile vedere effetti diretti”, ma avremo comunque ripercussioni: El Nino “altera la circolazione atmosferica, il regime di precipitazioni”, sul Pacifico ma anche sull’Atlantico. “Sembra che con El Nino abbiamo una diversa circolazione atmosferica”, precisa il climatologo, “e possiamo avere delle irruzioni di aria fredda dalle regioni polari, dalla Siberia verso il Mediterraneo”. L’inverno potrebbe quindi regalare diversi episodi di freddo intenso e quindi nevicate per irruzioni di aria dai quadranti settentrionali. Questo in particolare tra Gennaio e Febbraio.
Non c’è impatto sulle previsioni meteo nel breve termine, ma “parliamo piuttosto di uno scenario invernale con un numero maggiore di giorni freddi. Ci aspettiamo anche eventi molto forti sull’Inghilterra, con tempeste molto importanti”. El Nino è un fenomeno climatico periodico che si verifica quasi ogni sette anni nell’Oceano Pacifico: provoca un riscaldamento delle acque che a sua volta causa fenomeni estremi con serie conseguenze per uomo e ambiente. Nei giorni scorsi l’Onu ha affermato che El Nino può far scattare un’emergenza umanitaria regionale e lasciare oltre 4 milioni di persone senza acqua potabile.