Preoccupazione in Veneto per l’allarme sostanze tossiche negli alimenti. Le voci che si sono rincorse negli ultimi giorni hanno trovato conferma nelle prime analisi effettive.
A causare la contaminazione alcune sostanze impermeabilizzanti (PFAS), che sembra siano state rinvenute nello specifico in carni, pesce, uova e ortaggi. Nelle ultime ore è scattato il monitoraggio della popolazione attraverso esami del sangue a cura della sezione “veterinaria e sicurezza alimentare” della Regione Veneto. Interessate dai controlli le Province di Padova, Verona e Vicenza: si stima un coinvolgimento di oltre 300 mila cittadini.
“I risultati delle analisi sono sorprendenti, perché purtroppo confermano la diffusione e la presenza dei PFAS nei territori di tutte e cinque le unità sanitarie oggetto dell’indagine ed in tutte le matrici alimentari”, le parole di Andrea Zanoni, consigliere regionale del PD.
Le analisi condotte sui generi alimentari evidenziano una presenza non soltanto diffusa nei territori indicati, ma anche concentrazioni di PFAS elevate, stimate da un minimo di 1 fino a 54,7 microgrammi per chilogrammo di prodotto. L’inchiesta attualmente in corso da parte della magistratura vede come unica imputata un’azienda vicentina, la Miteni di Trissino, produttrice di PFAS (utilizzati sia per i rivestimenti delle pentole antiaderenti -Teflox- che per abbigliamento) fin dagli anni ’70.
“I risultati del monitoraggio dei pfas nella catena alimentare veneta confermano il sospetto che avevamo da tempo, cioè che anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all’acqua potabile sono contaminati. Soprattutto il pfos (uno dei componenti monitorati ndr) che, è noto, è stato bandito dal commercio nei primi anni 2002 a causa della sua pericolosità. La sua persistenza a distanza di tanto tempo, significa che oramai le falde, i suoli e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile.”