Non sono assolutamente felici le previsioni a lungo termine in materia di cambiamenti climatici per l’area del Mediterraneo e la nostra penisola. Nuovi studi sono stati portati a termine dai laboratori di Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea, coordinati da Gianmaria Sannino e pubblicati su Nature Scientific Reports.
Questi, in sintesi, rilanciano la tendenza drammatica verso una progressiva e forte desertificazione del Mezzogiorno, che è destinato a divenire sempre più simile alla Tunisia, e verso un innalzamento generale del livello delle acque marine, a causa del riscaldamento globale che continuerà a far sciogliere i ghiacci del nostro pianeta.
Dunque, il clima del Mezzogiorno rischia di diventare quello tipico del Nord Africa, con estati e inverni sempre più aridi e secchi e una mancanza sempre più drammatica di acqua, mancanza che inaridirà i terreni in modo progressivo con ripercussioni su agricoltura, attività industriali e salute umana.
Dice l’Enea: «Un sistematico monitoraggio con mareografi e satelliti e un’attenta programmazione delle attività antropiche che insistono sulle coste potrebbero essere di grande aiuto per prepararsi agli scenari futuri».
L’Italia sarà soggetta ad un incremento della frequenza degli eventi estremi, come ad esempio alluvioni nella stagione invernale e periodi prolungati di siccità, incendi, ondate di calore e scarsità di risorse idriche nei mesi estivi.
Oltre all’Italia, anche Spagna meridionale, Grecia e Turchia risultano maggiormente vulnerabili rispetto al surriscaldamento del Pianeta. Invece il Nord Europa tenderà a “mediterraneizzarsi”, in particolare Europa nord-occidentale, Gran Bretagna e Scandinavia avranno estati molto più secche e inverni più piovosi rispetto a oggi. Le proiezioni realizzate attraverso i modelli climatici mostrano che le aree mediterranee si espanderanno anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo i Balcani settentrionali e la parte sud-occidentale di Russia, Ucraina e Kazakistan, dove prevarrà un clima sempre più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il Nord America, in particolare la parte nord-occidentale.

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