E’ stata stilata una nuova classifica delle principali province italiane, in base alla qualità della vita. Un indice ottenuto considerando diversi parametri.
A condurre l’indagine il noto giornale Italia Oggi, un’indagine basata su nove parametri di valutazione (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libro e tenore di vita), poi ripartiti in 21 sottodimensioni e 84 indicatori di base. A coordinare la ricerca c’è Alessandro Polli del dipartimento di scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma.
Complessivamente, in 53 province su 110 la qualità della vita è definita ‘buona o accettabile’. Si tratta di un dato in peggioramento rispetto alle 55 del 2014: significa che in più della metà dei centri italiani i cittadini vivono male.
Ottimi i risultati del Trentino Alto Adige: Trento si conferma prima ed è ormai la capolista da cinque anni. Bolzano conferma il secondo posto dell’anno scorso. Stessa classifica dell’anno scorso anche per le ultime tre: Enna, Medio-Campidano e Carbonia-Iglesias, le stesse del 2014. Le ultime 28 posizioni sono occupate da città del Mezzogiorno, ad eccezione di Lucca, Massa-Carrara e Imperia.
Un altro aspetto interessante che emerge quest’anno è l’attenuarsi della frattura tra Nord-Est e Nord-Ovest e anche tra Nord e Sud. Emerge invece con forza inaspettata una sempre più netta contrapposizione tra la qualità della vita nei piccoli e medi centri urbani e le grandi metropoli. Basti osservare che praticamente tutta la prima metà della classifica è occupata da città di piccole e medie dimensioni, con l’unica eccezione di Milano, che però si va a collocare al quarantanovesimo posto. Tutte le altre grandi città sono nella seconda parte della classifica: Bologna (61°), Roma (69°), Torino (76°), Bari (93°), Napoli (103°), Palermo (105°). Tutte queste città perdono posizioni rispetto alla classifica dell’anno scorso, ad eccezione di Napoli che conferma però una collocazione poco invidiabile.
Altra piccola sorpresa di quest’anno è l’emergere di aree di disagio personale e sociale nel Mezzogiorno. Tradizionalmente il Sud ha sempre segnato buoni risultati su indicatori come suicidi, incidenti stradali gravi, reati a sfondo sessuale, densità demografica, famiglie numerose ecc. Risultati che però, nella classifica 2015 sembrano iniziare ad appannarsi.