Come si apprende dalle principali testate giornalistiche italiane e mondiali, per la prima volta è stato identificato un super-batterio negli Stat Uniti, un agente patogeno in grado di resistere a qualsiasi tipo di antibiotico.
L’allarme è stato lanciato dagli scienziati del dipartimento alla Difesa USA, i quali hanno individuato una nuova specie di escherichia coli nell eurine di una donna di 48 anni della Pennsylvania. Questo nuovo agente patogeno potrebbe risultare davvero letale per l’uomo in quanto è persino resistente all’antibiotico di ultima generazione denominato “colistina“.
La colistina infatti è considerata l’ultima spiaggia degli antibiotici e se un batterio riesce a sopravvivere anche a questa diventa impossibile fermarlo.
Al momento non sono state divulgate le condizioni in cui versa la donna portatrice del batterio, ma si sta indagando sulle modalità in cui la paziente avrebbe contratto il micro-organismo.
Gli esperti hanno definito questo agente patogeno «il batterio degli incubi», che in alcuni casi può arrivare ad uccidere il 50% delle persone che ne vengono contagiate.
Secondo Thomas Frieden, direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Usa: «La preoccupazione è alta. Possiamo dire che già oggi per alcuni pazienti l’armadietto dei medicinali è vuoto. Può essere la fine per gli antibiotici, se non agiamo con urgenza».
Il problema della nascita dei super-batteri è molto serio anche per l’Italia, soprattutto a causa dell’abuso di antibiotici e al loro uso sbagliato, che permettono ai batteri di evolversi “potenziarsi” molto rapidamente.
Interviene a riguardo Annalisa Pantosti, dell’Istituto Superiore di Sanità : < La scoperta in Usa è preoccupante perché la resistenza di quel tipo è facilmente trasmissibile ad altri batteri. In Italia i batteri resistenti a tutti gli antibiotici sono già arrivati. L’impossibilità di trattare il paziente noi l’abbiamo già nel nostro Paese – spiega Pantosti –, non per l’Escherichia coli come nel caso statunitense ma per un’altra classe di batteri, le Clebsielle pneumoniae, resistenti ai Carbapenemi, che nel 30-40% dei casi sono ormai resistenti anche alla Colistina. In questi casi si ricorre ad antibiotici “di fortuna”, magari in disuso, oppure a combinazioni di più farmaci, ma la mortalità è molto alta, fino al 50%, anche se difficile da quantificare perché di solito i pazienti hanno anche altri problemi medici>.