Un grave attentato è stato compiuto nel cuore di Istanbul, in Turchia, poche ore fa. Una bomba è stata fatta esplodere al passaggio di un convoglio della polizia tra il bazar e l’università in zona centrale. Gli attentatori hanno scelto una fermata dell’autobus, stavolta in piazza Beyazit, la «Piazza della Libertà» che viene comunemente indicata con il nome della grande moschea ottomana e che tra gli anni Sessanta e Settanta è stata teatro di proteste e attacchi terroristici tra i più gravi dell’era della grande tensione in Turchia.
Il primo bilancio, destinato forse ad aggravarsi, è di undici morti e almeno 36 feriti. I social mostrano foto di vetrine in frantumi e auto bruciate. Testimoni parlano di colpi d’arma da fuoco sentiti subito dopo la deflagrazione. Non basta il giro di vite del presidente Recep Tayyip Erdogan, né la nomina del nuovo premier Binali Yildirim, alleato di ferro nella lotta per la stabilità interna: la paura non smette di pesare sul cuore della città. Il conflitto tra il governo centrale e il movimento indipendentista curdo affonda le radici nel primo Dopoguerra. Una rivolta armata guidata dal Pkk che negli ultimi decenni ha lasciato sul campo 40 mila vittime.