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Sciame di piccole scosse nel napoletano: le parole dell’esperto INGV

30 Agosto 2016, ore 15:02

Nella giornata di ieri vi abbiamo informato circa la sequenza di piccole scosse di terremoto in Campania, nell’area di Pozzuoli, con alcuni tremori avvertiti dalla popolazione che hanno messo un pò in ansia e allerta numerose persone. Come già detto ieri, comunque, si tratta di eventi sismici che rientrano nella normalità della zona, da sempre soggetta a questo tipo di fenomeni.

A dirlo è anche lo studioso Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca presso l’Osservatorio INGV di Napoli. Ecco un suo contributo pubblicato su Facebook:

Molti mi chiedono informazioni sui terremoti di ieri ai Campi Flegrei e su quanto riportato dai Bollettini dell’Osservatorio Vesuviano. Ieri (29/8) sciame sismico ai Campi Flegrei, zona Solfatara-Pisciarelli. Ci sono stati 40 eventi sismici dalle 16:22 alle 18:27 (ora locale), quasi tutti molto piccoli (magnitudo minore di 1) tranne uno di magnitudo 1.7 avvenuto alle 17:45 ora locale con profondità di circa 1 km. Precedentemente, il 23 Agosto c’era stato un altro sciame sismico di una decina di eventi, con due di essi di magnitudo 1.5. Questi sciami avvengono in seguito ad un lieve aumento della velocità di sollevamento che registriamo nella caldera flegrea dall’inizio di Luglio, al tasso di circa 1.5 cm/mese. Sappiamo infatti per esperienza ormai quarantennale che ad un aumento del tasso di sollevamento corrisponde un aumento della sismicità. Negli ultimi bollettini settimanali (quelli di Agosto, che si possono consultare sul sito www.ov.ingv.it) non viene riportata la classica curva di massima deformazione registrata dal GPS di Rione Terra (piazzato appunto sul sito di massima deformazione) perché tale GPS è in avaria da circa un mese. Sugli ultimi bollettini viene quindi riportata la deformazione registrata al sito dell’Accademia Militare, che mostra tassi di sollevamento un po’ più bassi.
Un’emittente televisiva locale mi ha poi chiesto se c’è qualche relazione con i terremoti in corso nel Reatino. Ovviamente non c’è alcuna relazione: lì i terremoti avvengono per gli sforzi tettonici dell’Appennino legati al movimento della Placca Adriatica, qui avvengono per i fenomeni vulcanici locali.