Sempre più drammatiche le notizie che arrivano dal Texas, duramente colpito nei giorni scorsi dall’Uragano Harvey.
Le inondazioni provocate dalla fortissima tempesta hanno causato morte e distruzione in vaste aree. Le vittime accertate sono finora 18, ma secondo quanto riporta il New York Times, considerando anche il numero dei dispersi il numero delle vittime potrebbe salire a 30. Il sindaco democratico di Houston, l’avvocato Sylvester Turner, ha fatto appello agli immigrati affinché si facciano avanti a chiedere aiuto senza temere di essere deportati.
«Li difenderò personalmente», ha assicurato. Gli sfollati potrebbero arrivare a trentamila. Oltre 9.000 sono già nel Convention center della città che di regola potrebbe contenerne poco più della metà. «Ma non è il Superdome», ha detto il capo della Fema Brock Long, riferendosi allo stadio dove i superstiti di Katrina (12 anni fa, ieri) rimasero isolati in condizioni disumane.
Intanto a Houston, quarta città degli Usa dove molte strade si sono trasformate in fiumi, nuovi rischi arrivano dai serbatoi — pensati per contenere le piogge e non far debordare i fiumi — che per la prima volta si sono riempiti al punto da tracimare nonostante il tentativo di aprirli in maniera controllata. Nella contea di Brazoria, a sud, uno degli argini dei laghi Columbia è stato sfondato dall’acqua, provocando la richiesta immediata di evacuazione dell’area circostante.
Nelle ultime ore la tempesta, seppur molto attenuata, ha toccato di nuovo terra, nello stato della Louisiana, a ovest della cittadina di Cameron: gli esperti temono nuovi eventi alluvionali.