Continuano a battersi record negativi di inquinamento in Italia: da quanto emerso dall’ultimo report di Legambiente, ci sono ben 3 città italiane in testa alla classifica delle città europee più critiche per la concentrazione di smog. Si tratta di Torino, Milano e Napoli.
Secondo le rilevazioni effettuate sugli anni passati, i valori peggiori per concentrazione media annuale di polveri sottili (Pm10) si registrano nel capoluogo piemontese (39 microgrammi per metro cubo). Seguono Milano (37) e Napoli (35) che “primeggiano” su Siviglia, Marsiglia e Nizza, ferme a 29. Roma si piazza con Parigi al settimo posto con 28 microgrammi per metro cubo.
In Italia tutte le città incluse nel rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità “superano ampiamente il valore limite di 20 microgrammi/mc come media annua di Pm10 indicato dall’Oms per la salvaguardia della salute umana”, afferma Legambiente nell’elaborazione dal titolo “Che aria tira in città: il confronto con l’Europa”.
Nella classifica europea basata su dati del 2013 (per le sole città francesi i dati si riferiscono al 2014) seguono Stoccarda, Barcellona, Dortmund e Berlino (24 microgrammi/mc), Glasgow (23), Bordeaux, Londra e Leeds (22), Monaco (21), Madrid (19), Valencia (17) e Liverpool (14).
Negli anni successivi al 2013, la situazione delle quattro città italiane non è migliorata, a conferma di una “cronicità delle lacune per l’inquinamento atmosferico”, spiega il coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente Andrea Minutolo, indicando che la media annuale di PM10 a Torino è stata di 35 microgrammi/mc nel 2014, 39 nel 2015 e 36 nel 2016; a Milano è stata nei tre anni 35-41-36; a Napoli è stata 29 nel 2014 e nel 2015 e 28 nel 2016. A Roma, dai 29 microgrammi per metro cubo del 2014 si è passati a 31 nel 2015 e di nuovo a 29 nel 2016.
Ciò comporterà il rischio di nuove sanzioni e procedure di infrazione, che non sono di certo un vanto per l’Italia. L’obiettivo è quello di trovare delle soluzioni efficaci per risolvere la problematica smog all’interno dell’Unione europea. Repubblica ceca, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Regno Unito e Italia si trovano infatti ad affrontare procedure di infrazione per aver superato i limiti concordati.