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Caduta stazione spaziale cinese: ultimi aggiornamenti, rientro previsto per Pasqua

27 Marzo 2018, ore 14:46

Il rientro incontrollato della stazione spaziale cinese Tiangong 1 sulla Terra continua ad essere monitorato costantemente per definire l’esatta traiettoria con cui precipiterà verso il suolo.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, realizzati dagli esperti dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), il rientro è previsto al momento per il giorno di Pasqua, attorno alle 10.25 ora di Greenwich

“Abbiamo finestre temporali molto limitate e dunque – ha sottolineato il capo della protezione Civile Angelo Borrelli – se le ultime analisi confermeranno la possibilità che frammenti del satellite possano interessare il nostro paese, abbiamo l’esigenza di dare un’informazione più chiara possibile alla cittadinanza. I media avranno dunque un ruolo fondamentale per diffondere le informazioni”.

Allo stato attuale le probabilità della caduta del satellite sull’Italia resta comunque molto bassa, all’incirca dello 0,2%, sottolineano gli esperti. L’area a rischio, per quanto concerne il nostro territorio, va sostanzialmente da Lampedusa alla pianura padana. Solo 36 ore prima della caduta si avremo maggiori informazioni sull’area che potrebbe essere interessata. E, nel caso fosse l’Italia, la conferma ci sarà con un preavviso sull’eventuale impatto attorno ai 40 minuti.

Dato il basso rischio di interessamento dell’Italia, risulta ancora più basso il rischio di essere colpiti da un frammento della stazione spaziale, calcolato pari a 1 su 100.000 miliardi. Lo stesso vale per il rischio chimico dovuto a sostanze tossiche ancora presenti a bordo, come l’idrazina: è molto difficile che ne arrivi a terra anche una piccolissima frazione, afferma intanto il Laboratorio di Dinamica del Volo Spaziale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa, che sta monitorando la stazione spaziale cinese in vista del suo imminente impatto nell’atmosfera.

I frammenti in grado di sopravvivere alle proibitive condizioni del rientro precipiteranno su un’area di forma più o meno rettangolare, lunga fra 800 e 2.000 chilometri e larga circa 70 chilometri. La probabilità che i frammenti cadano tutti in mare è del 62%, mentre quella che il rientro avvenga nella fascia di latitudine compresa tra 35 e 43 gradi Nord, che comprende anche l’Italia, si aggira intorno al 18%.