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Fiume di plastica all’ombra del Vesuvio: le immagini choc da Greenpeace

29 Maggio 2019, ore 11:36

E’ l’ennesima testimonianza di grave inquinamento ambientale e arriva dalla provincia di Napoli. Nell’area marina in prossimità della foce del fiume Sarno, al confine tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, sorge una vera e propria discarica a cielo aperto. 

Buste, contenitori, imballaggi in plastica sommergono il mare, offrendo agli occhi uno scenario drammatico all’ombra del Vesuvio. Le immagini (che stanno facendo il giro dei social) sono state diffuse negli ultimi giorni da Greenpeace e denunciano uno scenario di inquinamento scioccante: “Enormi quantità di rifiuti invadono la spiaggia e i fondali. La situazione è figlia inevitabile del modello di consumo basato sull’impiego di grandi quantità di plastica usa e getta“, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

La situazione si aggrava ulteriormente se si pensa a quanto non sia possibile vedere ad occhio nudo. I fiumi, infatti, possono portare in mare anche grandi quantità di microplastiche non individuabili a prima vista. Dalla nota diffusa da Greenpeace si legge che, secondo studi recenti, l’80 per cento delle microplastiche – particelle inferiori ai 5 millimetri di dimensioni – ha origine in ambienti terrestri e proprio attraverso i fiumi arriva nei mari di tutto il mondo.

Greenpeace sta effettuando, in collaborazione con The Blue Dream Project, i ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e CNR-IAS, il giro del Tirreno Centrale a bordo della Mahayana per monitorare l’impatto dell’inquinamento da plastica nei nostri mari. Dalle indagini svolte nei giorni scorsi emerge che la situazione alla foce del fiume Sarno è davvero allarmante. 

La situazione ambientale della zona è già nota da tempo: nonostante alcuni tentativi di bonifica e risanamento il fiume Sarno rimane fra i più inquinati d’Europa. A causare il profondo degrado del territorio soprattutto gli scarichi industriali provenienti dalle aziende private conciarie e agroalimentari e gli scarichi urbani non depurati.