Ricorderete che l’Unione Europea, dopo essersi espressa a favore dell’abolizione del cambio d’orario, aveva chiesto ai vari stati membri di prendere una decisione in merito entro e non oltre il prossimo aprile (2020). Adesso l’Italia ha espresso il suo parere, dichiarandosi contraria all’abolizione.
Il governo ha inviato (a Giugno) un documento chiamato “position paper” all’Unione Europea, nella quale specifica di non essere favorevole all’abolizione e cioè di voler mantenere sei mesi l’anno l’ora legale e gli altri sei mesi l’ora solare.
Nel documento si leggono le motivazioni di tale posizione. In primis, c’èla «mancanza di una valutazione d’impatto dalla quale si possa evincere, in modo esaustivo, il quadro dei vantaggi e degli svantaggi». Non ci sono prove scientifiche, cioè, che quei due piccoli cambiamenti di fuso orario nel corso dell’anno possano davvero danneggiare l’equilibrio psico fisico.
La seconda perplessità è quella più importante, perché si parla di soldi: grazie all’ora legale, che per sei mesi l’anno ci consente di accendere le luci un’ora dopo, l’Italia e gli italiani risparmiano. Al documento depositato a Bruxelles il governo ne ha allegato un altro, preparato da Terna, il gestore dei tralicci dell’alta tensione, che quantifica questo risparmio in 100 milioni di euro l’anno.
C’è poi un terzo dubbio sulla richiesta di Bruxelles: la possibilità che le «singole scelte degli Stati membri possano creare un mosaico di fusi orari, con il rischio di non garantire il corretto funzionamento del mercato interno». Si vorrebbe fare ordine, ma c’è il rischio di aumentare il caos. Per questo l’invito dell’Unione europea potrebbe non rispettare i «principi di proporzionalità e sussidiarietà».
Nei prossimi mesi la questione sarà discussa dal Parlamento e dalla Commissione europea. Ma per il momento a Bruxelles, vista la tormentata formazione della squadra di Ursula von der Leyen, ci sono altre priorità.