Una importante e affascinante scoperta ha portato alla luce un nuovo pianeta: si chiama Wasp-76b, ricorda Giove, ma presenta caratteristiche ancora più estreme e particolari.
Due facce come la Luna, una sempre rivolta verso la propria stella, l’altra sempre in ombra. Un’escursione termica di migliaia di gradi e, di conseguenza, correnti che spazzano tutto il pianeta. Una peculiarità, simile a quella di altri ‘gioviani caldi’ come lui: la temperatura non scende mai sotto i 1.500 gradi.
David Ehrenreich, professore all’Università di Ginevra e primo autore dello studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha affermato che “sul lato notturno dell’esopianeta piove ferro fuso”.
Wasp-76b, data la sua “vicinanza” al Sole, con la sua orbita, raccoglie una radiazione migliaia di volte più alta rispetto a quella che la Terra riceve dalla nostra Stella. Quanto è alta la temperatura? probabilmente oltre i 2.400 gradi. Abbastanza, scrivono gli scienziati, per far evaporare anche i metalli, oltre che a scindere le molecole. Così, come sulla terra si generano nubi di vapore acqueo, su Wasp-76b le nubi sono di ferro.
Usando lo spettrografo Espresso del Vlt, gli scienziati hanno analizzato la composizione dei gas ai confini della luce, ai due lati opposti del pianeta. In quello che hanno considerato come “il limitare della sera”, hanno misurato di fatti una forte presenza di ferro nelle nubi.
Ehrenreich ha guidato nella ricerca il team internazionale del quale fanno parte anche una trentina di studiosi dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e diverse università italiane.
Lo spettrografo Espresso era stato sviluppato per cercare pianeti simili alla Terra attorno a stelle simili al Sole. Ma si è subito dimostrato (erano le prime osservazioni scientifiche) un ottimo strumento per catturare la debole luce che filtra dall’atmosfera di un gigante gassoso e ci porta la “firma”, lo spettro, degli elementi che la compongono. Insomma, un esordio niente male. Lo spettrografo è stato costruito da un consorzio scientifico del quale fa parte l’Italia assieme a Portogallo, Svizzera, Spagna e lo stesso European southern Observatory. “Pur essendo nel campo da parecchi anni, sono sorpreso e meravigliato dalla rapidità dei progressi della precisione degli strumenti – riflette Stefano Cristiani, ricercatore dell’Inaf di Trieste e co-principal investigator di Espresso, tra gli autori dello studio – Espresso è stato ideato per trovare pianeti come la Terra che ruotano a stelle come il Sole, osservando effetti di spostamento della velocità a livelli piccolissimi, 10 centimetri al secondo. E grazie alla sua estrema precisione, per misurare se le costanti fondamentali della fisica sono uguali anche a miliardi di anni di distanza. Così per la prima volta siamo riusciti a trovare una differenza della chimica dell’atmosfera tra la notte e il giorno in un pianeta fuori dal nostro Sistema solare”. Indizi per studiare l’atmosfera di questi mondi lontani ed estremi.
A cura di Francesco Ladisa
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