Inizia ad aggravarsi la situazione Coronavirus in Africa, dove in meno di una settimana gli Stati colpiti dal virus sono passati da due ad almeno 17. Un evidente segno di espansione del contagio che preoccupa molto date le capacità e condizioni del sistema sanitario africano che farebbe molta fatica a contrastare anche questa emergenza.
«La mia più grande paura è che l’epidemia scoppi in quei Paesi dove i sistemi sanitari non riuscirebbero ad affrontare tale sfida». Queste le parole pronunciate questa settimana dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’etiope Tedros Ghebreyesus, erano un chiaro riferimento all’Africa subsahariana. È in questa vasta regione del mondo che il coronavirus o Covid-19, per alcune ragioni, sembrava non riuscire ad espandersi.
Ora, però, la situazione africana sta nettamente peggiorando. A Nigeria e Senegal si sono aggiunti altri paesi con nuovi contagi quali Sudafrica, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Togo, Camerun, Repubblica democratica del Congo, Guinea (Conakry) ed Equatoriale, Gabon, Ghana, Etiopia, Kenya, Sudan, Ruanda e Mauritania. Dal primo caso di un italiano residente in Nigeria, persone di diverse nazionalità, locali e stranieri, si trovano in isolamento negli ospedali o in quarantena a casa. «Faccio appello ai miei colleghi africani ad agire insieme – ha detto venerdì Macky Sall, il presidente senegalese –. Dobbiamo evitare che l’Africa diventi il nuovo focolaio della malattia».
Uno dei paesi più colpiti dal Covid-19 è il Senegal, dove ieri è stata annullata la celebrazione della festa dell’indipendenza del 4 aprile. Almeno 19 le persone risultate positive negli ultimi giorni. Il Governo ha preso l’importante decisione di annullare ogni celebrazione religiosa fino a nuovo ordine, per evitare la diffusione del contagio.
L’Oms, grazie a un fondo per l’emergenza, ha rilasciato 15 milioni di dollari per aiutare i Paesi con i sistemi sanitari più a rischio ad «identificare, isolare e curare» i casi sospetti. «Da una parte l’Africa è il tallone d’Achille della sanità mondiale a causa delle fragili strutture ospedaliere – sostengono alcuni analisti africani –. Dall’altra parte, però, il continente ha sicuramente sviluppato una maggiore capacità di gestire le epidemie rispetto ai Paesi europei». E l’età media della popolazione è molto bassa. In Nigeria, per esempio, la febbre di Lassa ha causato oltre 140 morti da gennaio e ha una mortalità del 23%, dieci volte inferiore rispetto al coronavirus. Nella Repubblica democratica del Congo, dopo 19 mesi, è invece quasi finita l’epidemia di ebola che ha provocato più di 2.200 morti.
A cura di Francesco Ladisa
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