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Coronavirus, l’immunologo Francesco La Foche: “il virus tenderà ad autospegnersi”

19 Aprile 2020, ore 21:49

E’ intervenuto oggi, durante la trasmissione Domenica In su Rai 1, il professore Francesco Le Foche, stimato immunologo al Policlinico Umberto I di Roma, che ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito all’emergenza sanitaria in atto.

“Diminuite le persone in terapia intensiva, la situazione è in miglioramento – ha affermato il prof. Le Foche – In Lombardia e in Piemonte il sistema sanitario nazionale è stato molto stressato, nelle altre regioni meno ma ora si è decompresso. Il Lazio ha tenuto, posso parlare del Policlinico Umberto I, avendo più aree siamo riusciti a separare i pazienti coronavirus dagli altri ma in generale il sistema sanitario italiano si è confermato un’eccellenza. Per altri quindici giorni dovremmo mantenere questa chiusura e vedere il calo dei casi poi valutare come ripartire lentamente a maggio.

Le Foche si è poi espresso con parole ottimistiche sull’evoluzione dell’epidemia “Il virus tende ad autospegnersi, come la Sars, come una morte programmata. Non voglio illudere i cittadini ma i coronavirus hanno fasi pandemiche e poi queste si riducono. A mio avviso la vita sarà come prima, magari non subito, ma si tornerà ad una vita normale”.

Parlando dei test sierologici spiega: “Ci sono due tipi di test, uno rapido, tipo quello di gravidanza che in 15 minuti ci dà il risultato. Questo valuta se il paziente è venuto a contatto con il virus e se ora ne è immune. I test hanno un limite, perché possono rilevari vari tipi di ecg e quindi non sono attendibili e vanno associati al tampone. Questo test potrebbe essere utilizzato come screaning di massa”.

“Noi speriamo molto nel vaccino ma ci vorranno ancora 10 mesi o un anno per averlo. Quello che abbiamo imparato ci aiuterà a stringere al massimo questo virus e permetterci che faccia in modo a non fare del male alla popolazione. Nonostante non abbia avuto una mortalità altissima, la sua diffusione massiccia ha creato uno stress molto forte a tutti i sistemi nazionale del mondo. Ma il futuro sarà più roseo di quello che pensiamo. Ci sono delle terapie, è una malattia infiammatoria, ritengo che ogni polmonite se lasciata a se stessa porterebbe un paziente in rianimazione, se viene trattata subito, nessuno o pochissime persone andrebbero in rianimazione. Importante è il ruolo dei medici di famiglia e il lavoro fatto sul territorio. Vedere il paziente nei primissimi giorni della sua malattaia è basilare. Ormai lo tzunami è passato”.