Si può sperare un futuro positivo ma bisogna al contempo essere preparati allo scenario peggiore, è questa la sintesi del pensiero del virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta e co-fondatore del Patto trasversale per la scienza insieme allo scienziato Roberto Burioni.
Silvestri ha sottolineato come, “anche se per il momento possiamo dire che il virus è in ritirata e che stiamo andando lentamente, ma fermamente, verso la fine della prima ondata, sarà fondamentale gestire la riapertura basandosi il più possibile sui dati scientifici ed epidemiologici di monitoraggio di un potenziale ritorno del virus”.
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In un post su facebook, Silvestri ipotizza tre tipi di scenario: “Lo scenario peggiore è quello di un virus che torna verso dicembre-gennaio senza essersi attenuato, trovandoci senza terapie efficaci e pronto ad attaccare ampie fasce di suscettibili (cioè non immuni) soprattutto al Centro-Sud, ma anche al Nord. In questo caso la partita si giocherà a livello di prevenzione dei contagi ed è a questo che dobbiamo prepararci”, ammonisce il virologo. “Scenari intermedi sono basati sulla diffusione di un virus a patogenesi attenuata (letalità ridotta) e/o sulla presenza di terapie efficaci. Lo scenario migliore è quello del virus che si estingue e non torna più: uno scenario che io vedo poco probabile”, con chance di concretizzarsi inferiori al 10% secondo lo scienziato, “ma che nessuno può escludere con certezza”.