Home > Salute, scienze e tecnologie > Studio dell’ISS: tracce di coronavirus nelle acque reflue del Nord già a Dicembre

Studio dell’ISS: tracce di coronavirus nelle acque reflue del Nord già a Dicembre

19 Giugno 2020, ore 10:06

Uno studio in via di pubblicazione a cura dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) rimette in discussione il periodo di diffusione iniziale del coronavirus in Italia.

Come ipotizzato da tempo il virus sarebbe arrivato in Italia già diverse settimane prima del “caso zero”, registrato negli ultimi giorni di Febbraio. Nelle acque di scarico della Lombardia e dell’Emilia Romagna c’erano infatti già tracce del virus SARS-CoV-2 a dicembre 2019.

I campioni prelevati nei depuratori di centri urbani del nord Italia sono stati utilizzati come “spia” della circolazione del virus nella popolazione. Lo studio retrodata così l’inizio dell’epidemia già a fine 2019.

«Dal 2007 con il mio gruppo portiamo avanti attività di ricerca in virologia ambientale e raccogliamo e analizziamo campioni di acque reflue prelevati all’ingresso di impianti di depurazione», spiega Giuseppina La Rosa del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha condotto lo studio in collaborazione con Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria.

«Lo studio – prosegue La Rosa – ha preso in esame 40 campioni di acqua reflua raccolti da ottobre 2019 a febbraio 2020 e 24 campioni di controllo per i quali la data di prelievo (settembre 2018 – giugno 2019) consentiva di escludere con certezza la presenza del virus. I risultati, confermati nei due diversi laboratori con due differenti metodiche, hanno evidenziato presenza di RNA di SARS-Cov-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18/12/2019 e a Bologna il 29/01/2020. Nelle stesse città sono stati trovati campioni positivi anche nei mesi successivi di gennaio e febbraio 2020, mentre i campioni di ottobre e novembre 2019, come pure tutti i campioni di controllo, hanno dato esiti negativi».

Lo studio dell’ISS risulta coerente anche rispetto ad analisi condotte in altri paesi che hanno messo in luce come il virus circolasse ben prima del periodo in cui è noto ci siano stati i primi casi accertati. Ad esempio all’analisi retrospettiva su campioni di pazienti ospedalizzati in Francia, che hanno identificato un positivo al SARS-CoV-2 in un campione respiratorio risalente alla fine di dicembre 2019, o al più recente lavoro spagnolo che ha rinvenuto RNA di SARS-CoV-2 in campioni di acque reflue raccolte nella metà di gennaio a Barcellona, circa 40 giorni prima della notifica del primo caso autoctono.

Lucia Bonadonna, direttrice del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità , dichiara: «Il ritrovamento del virus non implica automaticamente che le catene di trasmissione principali che hanno portato poi allo sviluppo dell’epidemia nel nostro paese si siano originate proprio da questi primi casi ma, in prospettiva, una rete di sorveglianza sul territorio può rivelarsi preziosa per controllare l’epidemia. Lavoriamo per dare al paese una rete di sorveglianza insieme ad Arpa e ad Ispra. In questo senso abbiamo presentato una proposta di azione al Ministero della Salute per l’avvio di una rete di sorveglianza su SARS-CoV-2 in reflui e già nel luglio prossimo avvieremo uno studio pilota su siti prioritari individuati in località turistiche. Sulla base dei risultati dello studio pilota, contiamo di essere pronti per la sorveglianza sull’intero territorio nazionale nei periodi potenzialmente più critici del prossimo autunno».