Cresce la paura in Danimarca e nel mondo a causa di una mutazione del coronavirus sars-cov-2 avvenuta nei visoni e clamorosamente trasmissibile all’uomo. La Danimarca è uno dei principali esportatori di pellicce di visone e nei prossimi giorni prevede di abbattere almeno 17 milioni di animali per arrestare questa nuova pericolosa epidemia.
La nuova forma del sars-cov-2 mutata nei visoni è molto pericolosa in quanto molto più resistente e capace di resistere anche ai primi vaccini attesi nei prossimi mesi. Se questa forma mutata del coronavirus dovesse diffondersi nel mondo, tutti gli sforzi nel creare i primi vaccini andrebbero persi e occorrerà molto più tempo per debellare il patogeno.
È una situazione estremamente delicata perchè già alcune centinaia di persone, in Danimarca, avrebbero contratto questa forma mutata, trasmessa direttamente dai visoni.
“Una decisione presa non a cuor leggero” – ha detto il primo ministro danese Mette Frederiksen – “Il virus è mutato nei visoni e si è diffuso ad alcuni esseri umani. Può avere conseguenze devastanti in tutto il mondo“.
Almeno 280.000 persone sono state messe in totale isolamento fino al 3 dicembre per impedire la diffusione del coronavirus mutato.
Davvero estrema la decisione sui visoni: almeno 17 milioni di esemplari nella sola Danimarca saranno abbattuti nelle prossime ore. Un atto estremo ma, secondo il primo ministro danese, necessario per salvaguardare il pianeta da una nuova potenziale minaccia.
“Facciamo appello al Governo e al Parlamento affinché stabiliscano la chiusura per sempre di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia, purtroppo ancora attivi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, prevedendo il recupero e la riabilitazione degli animali. Questi allevamenti possono ricordare i cosiddetti ‘mercati umidi’ cinesi, come quello di Whuan, dove si è verificato il primo contagio da animale selvatico a uomo, come attestato dai ricercatori”, dichiara il presidente dell’Organizzazione internazionale protezione animali, Massimo Comparotto.
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A cura di Raffaele Laricchia
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