Individuati 67 siti per il deposito di rifiuti radioattivi in Italia: sbocciano le proteste

by Francesco Ladisa
6 Gennaio 2021 - 15:14

Dopo anni di attese e rinvii è stato deciso l’elenco delle aree idonee al deposito dei rifiuti radioattivi italiani. 67 aree che si prestano ad ospitare quello che viene definito il futuro deposito di scorie nucleari a bassa e media intensità.

Fra i siti individuati vi sono due nel torinese, Carmagnola e un’area compresa tra Caluso, Mazzè e Rondissone, sei in provincia di Alessandria (nella zone di Quargnento, Oviglio, Bosco Marengo, Novi Ligure, Frugarolo, Castelnuovo Bormida) e poi la Toscana (Siena e Grosseto), il Lazio (con oltre venti siti nel viterbese), Puglia e Basilicata (Altamura, Gravina di Puglia, la Sardegna con 14 siti (4 nell’oristanese ed il resto nel Sud dell’isola) e la Sicilia con 4 siti.

Dopo anni di ritardo rispetto alle scadenze che si era data l’Italia, è arrivato il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con cui la Sogin ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

Da decenni il Governo pianifica la realizzazione di un deposito nazionale temporaneo ad alta sicurezza in cui riunire i materiali radioattivi meno pericolosi che l’Italia continua a produrre. (Per i materiali più pericolosi è verosimile il ricorso a un deposito sotterraneo consortile fra più Paesi europei).

Questo l’elenco dei luoghi identificati:

PIEMONTE – 8 zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo)

TOSCANA-LAZIO – 24 zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano)

BASILICATA-PUGLIA – 17 zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso)

SARDEGNA – 14 aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei)

SICILIA – 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).

La notizia ha portato subito reazioni e pareri contrastanti, anche fra esponenti politici. Ad esempio, il sindaco di Gravina in Puglia, località del bellissimo parco dell’Alta Murgia, ha dichiarato: “una proposta irricevibile, rigorosa contrarietà, sciagurata ipotesi, non negoziabile, questo territorio è vocato per il turismo culturale e l’agricoltura di qualità, non permetteremo che ci trasformino in un cimitero di scorie nucleari. Mai”.

Si aggiungono il presidente della Basilicata Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa: «Rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile». (La Basilicata già oggi ha stoccaggi di rifiuti radioattivi pari a 251.985 gigabequerel, secondo l’ultimo censimento Isin).
E ancora, il presidente della Sardegna, Christian Solinas: «L’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione».