Pesanti inondazioni hanno colpito l’area nord-occidentale della Siria nei giorni scorsi, causando drammatiche conseguenze alla popolazione che vive nelle tendopoli.
Il maltempo ha provocato la distruzione o il danneggiamento di oltre 11 mila tende, molte delle quali sono letteralmente affondate nel fango. Purtroppo si registrano anche alcuni feriti e una vittima.
La denuncia arriva dall’organizzazione Still I Rise, che per rispondere all’emergenza ha scelto di dare il suo contributo agli studenti del suo centro educativo Ma’an, nella città di Ad Dana, attraverso una distribuzione di teli di plastica, coperte e stuoie impermeabili. Still I Rise sottolinea che durante l’inverno, il riscaldamento è un lusso nei campi del Nord-Ovest della Siria, dove vivono 2,7 milioni di sfollati, l’80% dei quali donne e bambini.
Le condizioni climatiche estreme spingono le persone a spostarsi da una zona all’altra, alla ricerca di condizioni di vita migliori, spesso senza alcuna possibilità di successo. In questo territorio “non c’è stata un’adeguata preparazione all’inverno e le persone in difficoltà ricorrono allora a stratagemmi pericolosi, come bruciare materiali non sicuri per riscaldarsi”: questa pratica ha generato focolai di incendi, 17 solo nell’ultimo mese, che hanno distrutto 28 tende e provocato un morto e sette feriti.
Anche la situazione sanitaria è drammatica: secondo un rapporto Ocha del 26 gennaio, le autorità confermano quasi 21.000 casi di Covid-19, mentre il numero di decessi associati alla pandemia è sensibilmente aumentato, passando dal 46% al 380%. La capacità di test è molto bassa e alcuni programmi per il Covid-19 stanno esaurendo i finanziamenti.
A cura di Francesco Ladisa
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