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L’Etna rilascia 20 kilotoni di anidride solforosa in atmosfera sul centro-sud

24 Febbraio 2021, ore 18:56

Enormi nubi di anidride solforosa rilasciata dall’Etna nel Mediterraneo. Le immagini del satellite Sentinell5-Copernicus registrano 20 kilotoni di SO2.

La mastodontica eruzione dell’Etna avvenuta ieri notte, la quinta di questo mese di febbraio, ha liberato enormi quantità di gas, ceneri e polveri in atmosfera. Tra tutte spicca l’enorme nube di anidride solforosa (SO2) che dopo essersi elevata fino alle alte quote si è diretta nel mar Tirreno, in Sardegna e poi sul centro-sud.

Il satellite Sentinel5-Copernicus ha misurato quasi 20 kilotoni (corrispondenti a circa 20mila tonnellate) di anidride solforosa emessi in una singola eruzione, quella della notte tra 22-23 febbraio. Questa enorme quantità di SO2 ha raggiunto i 20 km di altitudine entrando in balia dei venti stratosferici che l’hanno sparpagliata dapprima verso nord-ovest (in Sardegna) e a seguire nuovamente ad est andando a ricoprire il centro-sud. Si tratta della più grande emissione di anidride solforosa dell’Etna per quel che riguarda il recente passato.
Naturalmente queste emissioni di anidride solforosa in alta atmosfera non avranno effetti al suolo.

Il presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, ha affermato che l’Etna necessita della massima attenzione poiché le eruzioni possono talvolta evolvere in eventi pericolosi. Le colate laviche possono arrivare alle infrastrutture sui fianchi dell’Etna come avvenne nel 2001, oppure a eruzioni che si avvicinano agli insediamenti abitativi come nel 1991 e 1993. Quasi sempre la lava si dirige nella Valle del Bove, sul fianco orientale del vulcano, ma in alcune occasioni la lava può riversarsi sul fianco meridionale attraverso fessure che si sviluppano a quote minori dei crateri sommitali. A tal proposito viene menzionata la più imponente eruzione dell’Etna che nel 1669 che distrusse vari villaggi e arrivò fino a Catania.

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