I temporali sono uno dei fenomeni meteorologici più frequenti al mondo ma al tempo stesso non sono presenti in egual misura in ogni angolo del globo. Addirittura ci sono aree, come le regioni polari, dove la presenza dei temporali è prossima allo zero.
Come mai è così difficile assistere a temporali e fulmini alle alte latitudini? I motivi sono principalmente due:
– la mancanza di contrasti termici importanti, tali da generare forti moti convettivi;
– lo spessore ridotto dell’atmosfera, che impedisce lo sviluppo di cumulonembi degni di nota. Pensate che l’altezza della troposfera al polo nord è di appena 8 km, contro i quasi 20 km dell’equatore.
Nonostante questi “impedimenti”, i temporali ultimamente sono in aumento anche nell’Artico, addirittura con una incidenza del 300% negli ultimi 10 anni. Ad accendere il campanello d’allarme nella comunità scientifica ci ha pensato un raro temporale nell’agosto del 2019 verificatosi quasi vicino al polo nord, ad 85° di latitudine nord.
Si è trattato di un evento rarissimo capace di scaricare diversi fulmini al suolo. Questo evento anomalo ha spinto gli studiosi a seguire con attenzione l’evolversi degli eventi ed è venuto fuori che in appena 10 anni il numero dei fulmini sul polo nord si è triplicato.

Fulmini registrati a circa 500 km dal polo nord
Secondo gli esperti la causa di questo cambio di passo sarebbe il riscaldamento globale ed anche il cambiamento climatico che ha favorito scambi d’aria alle alte latitudini decisamente più forti, capaci di far affluire al polo nord masse d’aria più calde del solito. Con l’aumento dei contrasti termici (tra aria calda che arriva da sud e l’aria gelida presente al suolo) ecco che riescono a svilupparsi piccoli temporali.
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A cura di Raffaele Laricchia
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