La comunità scientifica torna sul rischio di contagio da superfici e oggetti, evidenziando attraverso un nuovo importante studio una probabilità di contrare in tal modo il Covid-19 estremamente basso.
Il tema era stato già affrontata lo scorso Febbraio dalla prestigiosa rivista Nature, dove era stato pubblicato un lungo articolo accompagnato da un editoriale che spiegava come il rischio di contagio del coronavirus attraverso le superfici fosse quasi nullo. Ora arriva un’ulteriore conferma con un report americano, pubblicato dai Centers for Disease and Control Prevention (CDC) degli Stati Uniti che ha analizzato i vari studi disponibili e ha concluso che la trasmissione del coronavirus attraverso il contatto con una superficie contaminata è molto rara: si parla infatti di un caso ogni diecimila.
I ricercatori hanno stimato la probabilità di contagio con studi quantitativi di valutazione del rischio microbico. « I risultati di queste ricerche suggeriscono che il rischio di infezione da Sars-Cov-2 attraverso la via di trasmissione dei fomiti è basso e generalmente inferiore a 1 su 10.000, il che significa che ogni contatto con una superficie contaminata ha meno di 1 su 10.000 possibilità di causare un’infezione» concludono gli scienziati, che suggeriscono semplicemente acqua e sapone o detergente per pulire le superfici.
L’uso di disinfettanti per l’igiene delle superfici ha dimostrato di essere efficace «nel prevenire la trasmissione secondaria di Sars-Cov-2 tra una persona infetta e altre persone all’interno della famiglia. C’è tuttavia poco supporto scientifico per l’uso di routine dei disinfettanti in contesti comunitari, sia interni sia esterni, per prevenire la trasmissione da Sars-Cov-2 da fomiti.
Nella maggior parte delle situazioni, per ridurre il rischio di contagio è sufficiente la pulizia delle superfici utilizzando sapone o detergente. La disinfezione è consigliata solo negli ambienti interni della comunità in cui si è verificato un caso sospetto o confermato di Covid-19 nelle ultime 24 ore».
Queste indicazioni rafforzano l’evidenza che il contagio avvenga quasi esclusivamente per mezzo della cosiddetta trasmissione aerea (aerosol), ovvero le goccioline respiratorie grandi e piccole che trasportano particelle virali emesse da persone che starnutiscono, tossiscono, parlano e respirano e che possono rimanere anche a lungo in un ambiente chiuso (e soprattutto poco ventilato).
Si è visto infatti già in numerosi studi in tutto il mondo che Sars-CoV-2 si diffonde soprattutto in quegli ambienti chiusi dove si riuniscono molte persone: matrimoni, chiese, palestre, ristoranti, mezzi pubblici, cori, bar, mattatoi, carceri, feste soprattutto quando si parla ad alta voce o si canta senza mascherina», ha ricordato Giorgio Buonanno, professore ordinario di Ingegneria tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia).
Bisognerebbe quindi concentrarsi maggiormente sui rischi di contagio negli ambienti chiusi e cercare di mitigarli quanto più possibile (ad esempio con ventilazione o decontaminazione dell’aria che le persone respirano), piuttosto che investire tempo e risorse in maniera eccessiva per rendere le superfici incontaminate.