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Terremoto Lombardia: Doglioni (INGV) spiega le cause e cosa bisogna aspettarsi

19 Dicembre 2021, ore 11:31

Una intensa scossa di terremoto, magnitudo 4.4, è avvenuta ieri mattina in Lombardia, creando molta apprensione fra la popolazione della Pianura Padana e in particolare dell’area fra Milano e Bergamo, dove il sisma è stata nettamente avvertito.

Il terremoto è avvenuto in un’area classificata come Zona 3 secondo i criteri di pericolosità sismica: ciò vuol dire che in questa zona i terremoti sono piuttosto rari ma non vuol dire che non possano avvenire anche scosse importanti. Lo ha spiegato il presidente dell’INGV, istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano, Carlo Doglioni, che ha dichiarato che si tratta di «un evento del tutto naturale», smentendo anche l’ipotesi (decisamente fantasiosa), rilanciata sui social network, che questa scossa di terremoto possa essere la conseguenza dei giacimenti da cui in passato si è estratto gas.

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Doglioni ha ricordato che il territorio della Lombardia non è esente dal rischio sismico. «Siamo abituati a pensare che il rischio maggiore sia nell’Appenino Centro Meridionale ma questo è solo perché lì le scosse avvengono più spesso e, quindi, c’è una più alta probabilità di accadimento. Ciò è diverso dal rischio che possa avvenire una scossa sismica, anche forte in altre parti. Fino a 5,5 gradi, con poche eccezioni può avvenire in tutto il territorio nazionale».

Vediamo l’intervista completa rilasciata alla stampa nella giornata di ieri, in cui Doglioni spiega cosa ha causato il terremoto e cosa ci si può aspettare.

Professor Doglioni, che tipo di terremoto è stato?

«Si tratta di terremoti di tipo compressivo, perché c’è una convergenza tra la placca Adriatica e quella Europea. Nel caso specifico del terremoto odierno, data la profondità, si sono verificati pochi danni, anche perché la magnitudo è stata leggera. Questo però non esclude che ci possano essere terremoti di magnitudo maggiore. L’Istituto sta monitorando come evolve la frequenza».

Quali sono le principali caratteristiche del fenomeno odierno?

«È un terremoto che viene definito leggero. In Italia eventi di questo tipo avvengono anche 20 volte l’anno. Il sisma in Lombardia è stato abbastanza profondo, il che significa che l’energia che arriva in superficie in maniera minore, ma viene risentito in una zona superficiale molto ampia».

Essendo avvenuto a bassa profondità e con una bassa magnitudo non dovrebbe aver causato danni, è corretto?

«Esatto, non ci aspettiamo che abbia fatto particolari danni, proprio perché è stato profondo. Questo però non esclude che l’area interessata faccia comunque parte di una zona sismica, seppure a basso rischio, e che quindi possano esserci delle cosiddette repliche, cioè degli eventi successivi a quello principale. Sono eventi comunque naturali, e finora ce n’è stato uno di magnitudo 2.2 in provincia di Bergamo».

In passato si sono verificati eventi simili in questa zona?

«Si sono registrati eventi simili principalmente nella zona Est della Lombardia, come nella zona del Lago di Garda e nella Franciacorta, dove si è verificato un evento di magnitudo 4.2 nel 2002. Andando a ritroso nel tempo, nella zona del Lago d’Iseo si è registrato un evento sismico di 4.3 nel 1979, nella Bergamasca, sempre nel 1979, un evento sismico con magnitudo 4.7-4.8, mentre nel 1961 nella zona delle Prealpi Bergamasche si è registrato un sisma di magnitudo 4.8. Avvicinandoci al Lago di Garda la magnitudo aumenta un poco: ad esempio, nel 1901, si è registrato nella zona un evento di magnitudo 5.4».

Cosa devono insegnarci questi eventi anche in aree a basso rischio?

«La Lombardia è comunque soggetta a questa convergenza tra la placca Adriatica ed Europea, e gli eventi sismici di magnitudo compresa tra 4 e 5 sono relativamente frequenti. Quindi questo tipo di terremoti devono essere uno stimolo a ricordare che comunque anche la Lombardia, come altre aree del paese, ha una sua sismicità naturale e ogni tanto possono verificarsi terremoti. Questo deve però ricordarci di fare prevenzione a prescindere, rinforzando gli edifici pubblici, le nostre case, sia internamente, sia esternamente, anche nelle zone a basso rischio sismico».