Nella tarda serata di ieri l’Etna è tornato a dare spettacolo con una intensa eruzione che ha sprigionato fontane di lava, forti esplosioni e fuoriuscita di imponenti quantità di cenere.
Tantissime le foto scattate e pubblicate sui vari social network, che hanno documentato questo primo parossismo del vulcano dall’inizio del 2022. Eccone una davvero stupefacente di Emilio Messina.
L’eruzione è stata come detto spettacolare, più violenta della norma, come ha dichiarato il vulcanologo dell’INGV Boris Behncke. Ecco le sue considerazioni sul fenomeno.
Il parossismo etneo del 10 febbraio 2022 sera è stato certamente «uno dei più spettacolari che abbiamo visto in questi ultimi 12 mesi, fra tantissimi altri parossismi spettacolari» ma anche «molto violento. Le fontane di lava che hanno superato di gran lunga i 1000, forse anche 1500 m, sopra la cima, e una colonna eruttiva che si è alzata più di 10 km».
«C’era di tutto e di più – prosegue l’esperto – fulmini, il crollo di una parte del cono (dovuto probabilmente all’apertura di una fessura eruttiva in quel fianco) del Cratere di Sud-Est, e flussi piroclastici». Il parossismo di ieri non rientra nell’attività «tipica» dell’Etna. La sua violenza lo accosta «ai vulcani in Indonesia, Giappone, Sud America o magari anche del Vesuvio (che però dorme profondamente)». «I flussi piroclastici – spiega ancora Behncke – sono una sorta di valanghe di gas caldo cariche di frammenti di lava, e sono il fenomeno più letale e distruttivo che un vulcano possa produrre. Sappiamo che nella sua storia geologica l’Etna ha prodotto flussi piroclastici anche importanti, soprattutto 15 mila anni fa, durante le eruzioni cataclismiche alla fine della sua fase ‘Ellittico’.
«Ma da alcuni decenni – conclude il vulcanologo – i flussi piroclastici sono entrati in maniera sempre più insistente nel repertorio della nostra ‘vulcanessa’, e ormai si vedono durante molti dei frequenti episodi parossistici al Cratere di Sud-Est, dovuto alle sue particolari caratteristiche morfologiche e strutturali (fianchi ripidi ed instabili)».