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Vaiolo delle scimmie: il pericoloso virus arriva in Europa, diversi casi registrati in Spagna, Portogallo e UK

19 Maggio 2022, ore 10:53

Cresce la preoccupazione per diversi casi rilevati in Europa del virus del vaiolo delle scimmie, monkeypox. Secondo gli ultimi aggiornamenti il virus, endemico nel continente africano, è arrivato anche in Portogallo e in Spagna: sono almeno 5 i casi confermati e una ventina di casi sospetti per il primo, 8 casi sospetti per Madrid.

Le autorità spagnole e portoghesi hanno decretato l’allerta sanitaria nazionale, ma hanno assicurato che si tratta di una malattia che nella stragrande maggioranza dei casi guarisce spontaneamente.

Anche nel Regno Unito sono stati riscontrati 7 casi a partire dal 6 maggio. Fra questi quattro le persone che si sono presentate come “omossessuali, bisessuali oppure uomini che hanno rapporti saltuari con altri uomini” secondo l’Agenzia britannica di sicurezza sanitaria (UKHSA). Ad eccezione del primissimo caso – il paziente malato aveva viaggiato di recente in Nigeria – gli altri sono stati tutti contagiati in patria, facendo temere una trasmissione all’interno della stessa comunità, ma si avrà conferma solo al termine degli studi in corso.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia virale che si trasmette toccando animali selvatici infetti, principalmente ratti o scoiattoli dell’Africa occidentale e centrale (Nigeria, Congo e Ghana) che si presume abbiano contagiato gli abitanti dei villaggi.

Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è di solito da 6 a 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia si manifesta con sintomi che di solito si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni. I sintomi possono essere lievi o gravi e le lesioni possono essere molto pruriginose o dolorose. I sintomi più comuni, spiegano le autorità sanitarie spagnole, sono “febbre, mialgia, linfoadenopatia (ghiandole gonfie) e un’eruzione cutanea sulle mani e sul viso, simile alla varicella”. La maggior parte delle persone guarisce dal vaiolo delle scimmie in poche settimane, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che la malattia è fatale per un massimo di una persona su dieci.