Il violentissimo terremoto avvenuto quest’oggi in Turchia, vicino al confine siriano, è avvenuto in una zona altamente sismica, dove si “incrociano” ben tre placche tettoniche.
A originare il sisma di magnitudo 7.8, a cui poi hanno fatto seguito altre scosse di forte intensità, è stata una delle due grandi faglie presenti in Turchia, quella Est Anatolica.
“Il terremoto è avvenuto sulla faglia Est Anatolica, nel punto triplo nel quale convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano”, ha spiegato il sismologo italiano Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“Lungo questa faglia – ha proseguito – avviene un movimento orizzontale, ossia di tipo trascorrente. E’ una faglia che corre dal Mediterraneo verso Nord-Est, quasi fino al Mar Nero, e si ricongiunge con faglia Nord Anatolica che arriva fino a Istanbul. La faglia è probabilmente arrivata a deformare la costa.”

Schema delle principali faglie attive in Turchia. Nel terremoto del 6 febbraio 2023 si è attivata quella Est Anataolica (fonte: Mikenorton da Wikipedia)
Nel corso di una dettagliata intervista al Corriere della Sera, il numero 1 dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, ha spiegato che la cosiddetta placca araba si è mossa di tre metri lungo una direzione nordest-sudovest rispetto alla placca anatolica. “Parliamo di una struttura nell’area di confine tra questo mondo, quello della placca araba, con quello della placca anatolica“, ha precisato.
Dando un’occhiata alle stime, Doglioni ha dichiarato che la faglia si sarebbe attivata per almeno 150 chilometri con uno spostamento anche superiore ai tre metri. “È successo tutto in alcune decine di secondi, irradiando questo terremoto di magnitudo di 7.8-7.9, un terremoto che viene chiamato maggiore“, ha aggiunto.