Il periodo invernale sta vivendo una stagione atipica quest’anno, con una predominanza di un clima mite caratterizzato da temperature sopra la media. Fa eccezione finora solo questa prima parte di Gennaio. Ma lo scenario si invertirà prontamente dall’inizio della seconda metà del mese con l’arrivo – come preannunciato in vari articoli – di correnti molto miti verso il Centro-Sud.
A parte un po’ di freddo al Nord, sul resto d’Italia, nel periodo compreso fra 17-19 Gennaio, faremo i conti con temperature ben lontane dai canoni invernali. Pensate che potremo raggiungere i 20 gradi e localmente superare questa soglia in diverse località del Centro-Sud, soprattutto sulle Isole Maggiori e sul Meridione.
Un cambiamento orientato al ritorno del freddo si profila soltanto verso il 20 gennaio: una diminuzione delle temperature causata dall’arrivo di correnti fredde di origine artico-marittima potrebbe riportare un po’ di inverno su tutta Italia, Sud compreso. Ma i timori che questa incursione fredda possa essere solo una parentesi sono concreti.
I modelli a lungo termine suggeriscono infatti la possibilità dell’arrivo di una possente alta pressione in progressiva espansione da ovest verso il Mediterraneo. Questo fin dai primi giorni della terza decade di Gennaio. Uno scenario che porterebbe un clima progressivamente più mite e probabilmente stabile.
La prospettiva di un inverno deludente per gli amanti della neve e del freddo è quindi una realtà concreta. Fino ad ora non abbiamo assistito a neanche una ondata di freddo che si rispetti, cioè in grado di portare freddo intenso e soprattutto neve a bassa quota. Anche le nevicate sui rilievi (Alpi e Appennini) sono state complessivamente scarse. E ripetiamo, le prospettive a lungo termine in questo senso non sono incoraggianti.
Questo andamento meteorologico non influisce soltanto sulle attività quotidiane, ma solleva naturalmente questioni più ampie riguardanti i cambiamenti climatici e il loro impatto sulle nostre stagioni. L’inverno negli ultimi anni è infatti una stagione sempre più mite, quasi irriconoscibile se si fa un confronto con gli inverni di qualche decennio fa.
Certo, questa inconsueta mitezza può portare alcuni vantaggi, come la riduzione dei costi per il riscaldamento e un impatto meno severo sulla salute, in particolare per coloro che sono più vulnerabili al freddo intenso. Ma questi aspetti positivi non possono essere considerati una consolazione di fronte ai segnali preoccupanti dei cambiamenti climatici che queste anomalie rappresentano.