La catastrofe causata dal ciclone Chido sull’arcipelago di Mayotte, territorio francese nell’Oceano Indiano, assume contorni sempre più drammatici. Secondo le ultime dichiarazioni rilasciate dal prefetto François-Xavier Bieuville all’emittente Mayotte la Premiere, il numero delle vittime potrebbe essere ben superiore a quanto inizialmente stimato (leggi qui l’articolo precedente).
“Penso che saranno sicuramente diverse centinaia, forse ci avvicineremo a mille o addirittura a qualche migliaio“, ha affermato Bieuville, sottolineando la devastazione portata dal ciclone. La tempesta ha colpito duramente le baraccopoli, dove vive circa un terzo della popolazione dell’arcipelago, rendendo queste comunità particolarmente vulnerabili.
Le conseguenze del ciclone Chido sono catastrofiche: l’intero sistema infrastrutturale è stato compromesso, con l’interruzione dell’elettricità, dell’acqua potabile e delle comunicazioni. Molte zone sono tuttora irraggiungibili, ostacolando i soccorsi e aggravando la crisi umanitaria.
Il ciclone Chido, con venti impetuosi e piogge torrenziali, ha spazzato via case, strade e risorse vitali. Particolarmente colpite sono state le baraccopoli, costruite in aree già fragili e prive di strutture resistenti agli eventi estremi. La loro distruzione ha lasciato migliaia di persone senza un tetto e senza accesso ai servizi essenziali.
La portata della tragedia è amplificata dalla precarietà delle condizioni di vita preesistenti. Mayotte, pur essendo un territorio francese, soffre di gravi disparità socioeconomiche e infrastrutture inadeguate, una situazione che il ciclone ha ulteriormente messo in luce.